Articolo di Massimiliano Iervolino, pubblicato su Domani l’11 gennaio 2023
Come ha detto giustamente Marco Perduca su questo giornale la disobbedienza civile non è testimonianza ma denunce di leggi ritenute ingiuste, il cui mancato rispetto implica assunzioni di responsabilità anche penali. Di esempi la storia radicale ne fornisce molti: dall’aborto con Emma Bonino, all’obiezione di coscienza con Roberto Cicciomessere, passando a Marco Pannella sulle droghe e a Marco Cappato sull’eutanasia. Questi sono solo alcuni esempi di leader radicali che hanno disobbedito pubblicamente alla legge per denunciarne puntualmente l’assurdità: alcuni sono andati in galera, tutti a processo. Questo mi porta a poter dire che quanto praticato da Just Stop Oil, Extinction Rebellion e Ultima generazione non è disobbedienza civile ma altro.
Questo altro sono azioni eclatanti per richiamare l’attenzione sul tema. Azioni per cui gli attivisti del clima stanno anche subendo una repressione esagerata e anticostituzionale. Basti pensare alla misura di sorveglianza richiesta dalla questura di Pavia per uno di loro. Sebbene io stesso non condivida appieno il metodo bisogna riconoscere a questi gruppi un grande merito: finalmente si parla della crisi climatica. Senza il loro contributo il dibattito delle forze ambientaliste italiane si sarebbe ridotto a: che facciamo alle prossime elezioni europee?
Invece il surriscaldamento globale ha bisogno di altri tipi di risposte, di altre mobilitazioni e di altri strumenti. Per questo a dicembre del 2021 convocammo una convention sul futuro del pianeta dal titolo “Hic et Nunc”. In quella sede – presenti varie forze politiche, associazioni e movimenti ambientalisti – la nostra proposta fu di darci una sede comune di discussione al fine di individuare una serie di iniziative politiche da portare avanti tutti insieme attraverso gli strumenti di iniziativa popolare previsti dalla Costituzione. Un appello caduto nel vuoto, agli esponenti politici interessavano solo le elezioni e le liste da presentare. L’errore è quello di partire dalla fine e mai dall’inizio.
Su questa urgenza movimenti come Just Stop Oil, Extinction Rebellion e Ultima generazione possono dare una grossa mano. Partendo dagli obiettivi. Quello generale e condiviso da tutti è avere una più veloce transizione energetica verso le rinnovabili, quelli puntuali possono essere una serie di richieste da sottoporre al Governo: 1) l’aggiornamento del PNIEC (Piano Nazionale Energia e Clima) inserendo gli obiettivi europei del -55% di CO2eq entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2050; 2) l’emanazione del decreto ministeriale, previsto dall’articolo 20 della legge 199/2021, utile a stabilire sia principi e criteri omogenei per l’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili sia per la ripartizione della potenza installata fra Regioni e Province autonome; 3) una radicale semplificazione legislativa del permitting delle FER.
Questi sono alcuni dei punti concreti sui quali creare mobilitazione: senza questi atti normativi e legislativi difficilmente il nostro Paese riuscirà a centrare gli obiettivi europei e del PNRR. Per esempio se riuscissimo a raggiungere l’obiettivo dei 70 GW di energia rinnovabile installati entro il 2030 potremmo intervenire ed incidere sulla riconversione dell’industria pesante, sulla mobilità elettrica e sulla produzione di idrogeno verde.
Su questo Radicali italiani è pronta alla mobilitazione, attraverso ricorsi giuridici, disobbedienze civili, referendum e leggi di iniziativa popolare. Quindi a Just Stop Oil, Extinction Rebellion e Ultima generazione dico: vediamoci.