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Mozione generale del XXI Congresso di Radicali Italiani

Mozione generale approvata dal XXI Congresso di Radicali Italiani tenutosi a Rimini dal 9 all’11 dicembre 2022.

Il XXI Congresso di Radicali Italiani, tenutosi a Rimini dal 9 all’11 Dicembre 2022, udite le relazioni di Segretario e Tesoriera, le approva.

Il Congresso ringrazia i 613 iscritti, le 15.827 persone che hanno scelto Radicali italiani nella propria dichiarazione dei redditi e tutti i sostenitori che in nove mesi hanno consentito il raggiungimento di un autofinanziamento di oltre 300.000 euro, rendendo così sostenibili le iniziative politiche di quest’anno.

Il Congresso ricorda con riconoscenza Gianfranco Spadaccia per l’impegno, la passione, il contributo di idee, di riflessioni, di politica che non ha mai fatto mancare a Radicali Italiani dalla sua fondazione; e, con lui, con commozione ricorda Francesco Spadaccia, compagno di un lungo, ma troppo breve, pezzo di strada radicale.

Il Congresso ribadisce la necessità di riportare al centro della riflessione del Movimento l’analisi dei meccanismi di responsabilità della politica e la Supremazia della Legge e della difesa dello Stato di Diritto, come temi storici dell’impegno Radicale da cui far discendere iniziative politiche concrete e determinare gli strumenti per portarle avanti.

Realizzare dunque una proposta politica che si strutturi come reale alternativa al progressivo declino che mina le basi sociali, economiche, di sviluppo e di progresso in ogni ambito – economico, sociale, culturale – del Paese: una risposta liberale che si esprima come un sistema di più riforme – e azioni politiche – collegate tra loro, per favorire lo sviluppo e il benessere.

Da oltre vent’anni i Radicali denunciano la violenza terrorista del dittatore Vladimir Putin, ma l’informazione di regime continua a negare il diritto alla conoscenza ai cittadini italiani, anche sull’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, cominciata nel 2014 e culminata con l’invasione del 24 febbraio 2022.

Il Congresso di Radicali Italiani ricorda dunque i 23 anni di lotte radicali contro l’ultimo zar di Russia e contro le connivenze della partitocrazia italiana nei suoi confronti e richiama le iniziative incardinate in particolare da quel 24 febbraio: tra queste, la promozione dell’appello multilingue “Putin all’Aja” per l’intervento della Corte Penale Internazionale per i crimini compiuti nel territorio ucraino dai militari dell’esercito regolare russo, coadiuvati da bande paramilitari e da mercenari, a partire dal 2014, e lo rilancia nella convinzione sempre più determinata che non possa esserci Pace senza Giustizia;

perché occorre affiancare alla doverosa assistenza militare e umanitaria al popolo ucraino, l’incriminazione e la messa in stato di accusa dello Stato aggressore, dei suoi vertici politici e militari oltre che di quanti si sono macchiati di crimini di guerra e contro l’umanità;

l’organizzazione (e la diffusione militante degli atti) del convegno internazionale “Un 25 Aprile anche per l’Ucraina” per affermare il carattere di vera e propria “Nuova Resistenza” delle forze militari e di tutto il popolo ucraino all’aggressione, tecnicamente, prima che politicamente, “nazifascista” della Federazione Russa;

il sostegno all’iniziativa portata avanti dal primo ministro in esilio della Repubblica Cecena di Ichkeria Akhmed Zakayev – che il Congresso saluta e ringrazia per aver preso parte ai suoi lavori, nel 28° anniversario dell’inizio della prima devastante guerra cecena – volta al riconoscimento della Repubblica Cecena di Ichkeria anche da parte dell’Italia, come già fatto dall’Ucraina;

l’invio di 1.420.695 mail a cittadini russi, in occasione del centenario della “Marcia su Roma”, con l’invito alla diserzione, alla non collaborazione nei confronti del regime russo – che attinge a piene mani dall’ideologia del fascismo italiano, sconfitto militarmente nel 1945 ma quanto mai vivo e vincente in tante parti del mondo –, come ricordava Marco Pannella, il primo a chiedere il “bombardamento di conoscenza” prima dell’Unione Sovietica di Breznev e poi della Russia di Putin;

la promozione dell’appello “Non più un uomo, non più un soldo per l’esercito di Putin!” con la richiesta al Governo italiano di concedere l’asilo politico ai cittadini della Federazione Russa che rifiutino l’arruolamento con successiva destinazione al fronte ucraino, o che disertino;

la denuncia della “servitù energetica” nei confronti della Russia, avviata dai governi Berlusconi e Prodi nei primi anni 2000 e sostanzialmente avallata e confermata fino al governo Draghi, il primo esecutivo a operare per sottrarre l’Italia al ricatto energetico di Gazprom;

la denuncia dell’accordo firmato a Mosca il 6 marzo 2017 da Matteo Salvini (segretario Lega Nord) e Sergei Zheleznyak (rappresentante di “Russia Unita”, il partito personale di Putin), mai formalmente revocato dalle due parti;

la richiesta di revoca delle oltre 30 onorificenze della Repubblica Italiana concesse dal 2014 (prima aggressione della Russia all’Ucraina) a esponenti del Cremlino, solo grazie alla nostra denuncia solitaria il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha revocato “per indegnità” metà di tali onorificenze, a partire da quella concessa al Primo Ministro della Federazione Russa, Mikhail Mishustin;

la realizzazione del Dossier “Chi è davvero Vladimir Putin. Lo diciamo da 23 anni”, che raccoglie puntigliosamente gli oltre 20 anni di iniziative radicali, militanti e nonviolente, le disobbedienze civili e le denunce della deriva putiniana del regime russo.

Il Congresso denuncia il tentativo in atto, da parte di Vladimir Putin, di attuare non più, come Iosif Stalin, un “Holodomor” (sterminio con la fame) bensì un “Kholodomor” (sterminio con il freddo), mediante l’attacco sistematico alle infrastrutture energetiche civili ucraine, per negare a milioni di persone luce e riscaldamento durante la stagione invernale;

dichiara la necessità che la comunità internazionale proclami e difenda l’integrità territoriale dell’Ucraina e la piena sovranità delle istituzioni legittimamente elette sul territorio compreso all’interno del confini internazionalmente riconosciuti a partire dal 1991, e ribadisca inequivocabilmente che qualunque modifica dei confini possa essere effettuata esclusivamente in base alle regole del diritto internazionale e del diritto interno ucraino e non sottostando alla regola del più prepotente;

di conseguenza afferma che le regioni ancora oggi occupate dalla Federazione Russa sono parti dell’Ucraina, che deve al più presto essere accolta all’interno dell’Unione Europea, per garantire anche agli ucraini di quelle zone la possibilità di vivere all’interno dello spazio comune di diritti, di libertà e di eguaglianza rappresentato dall’Unione Europea;

ringrazia il compagno Oles Horodetskyy, che ci onora con la sua militanza, per la sua tenacia e perseveranza nel provare a tenere alta l’attenzione sulla situazione in Ucraina e unita la comunità ucraina con l’organizzazione di presidi costanti, dando sostanza alla durata che è la forma delle cose;

sostiene gli oppositori russi, a partire da Alexey Navalny, Aleksei Gorinov, Ilya Yashin e le centinaia di persone e di organizzazioni accusati di aver violato le nuove norme introdotte dal regime di Putin per impedire la libera circolazione delle informazioni e il dibattito in merito alle azioni dell’esercito della Federazione Russa, e che per questo sono stati condannati e reclusi in carcere avendo deciso di lottare dall’interno del Paese nel tentativo di riportarlo alla democrazia, e fa proprio lo slogan dei cittadini russi che in queste settimane scendono in piazza esibendo cartelli con le scritte No alla guerra, Pace all’Ucraina, Libertà alla Russia.

Il Congresso sottolinea come la guerra in Ucraina sia legata a doppio filo con l’emergenza energetica che in questi mesi l’intera Europa sta attraversando: l’attacco di Putin ha messo in luce come le diverse politiche in materia di energia europee abbiano indebolito ancor di più cittadini e imprese, già colpiti duramente dagli effetti della pandemia, oltre a mettere in luce la debolezza del nostro sistema Paese, che manca di un Piano Energetico Nazionale, e la necessità di un vero federalismo europeo.

Il Congresso sottolinea l’importanza dell’Unione e del ruolo dell’Italia nell’Unione, così come la continuazione della costruzione europea, e oppone all’Europa delle Patrie, la Patria europea e gli Stati Uniti d’Europa.

Sostiene le proposte delle Istituzioni europee su temi energetici, climatici ed economici, ma anche i percorsi di riforma istituzionale dell’Unione, seguendo la procedura di convocazione della Convenzione per la revisione dei trattati richiesta dal Parlamento europeo al Consiglio con la risoluzione del 9 giugno scorso. In vista dei prossimi appuntamenti europei il Congresso segue e sostiene le iniziative del Movimento Federalista Europeo, con il quale proseguirà la collaborazione partecipando alle iniziative e attività proposte, contribuendo al dibattito su un’ampia riforma dell’Unione e individua come necessario il proseguimento del lavoro e il rafforzamento di Radicali italiani nelle attività e nel contesto delle iniziative dell’ALDE e afferma la necessità di proseguire e intensificare la collaborazione con i suoi partiti affiliati.Il Congresso ribadisce la centralità del tema della Legge Elettorale, che riguarda tanto la rappresentanza e la governabilità, quanto la questione dell’abnorme debito pubblico, poiché esecutivi più stabili favoriscono politiche che possono concentrarsi su interventi che diano benefici nel medio-lungo periodo.

Per questo il Congresso individua in un sistema elettorale di tipo maggioritario una via da perseguire e su cui costruire uno spazio di elaborazione di iniziativa politica.Il Congresso, consapevole della spinta oscurantista, antidemocratica, antimoderna e antilaica che le destre internazionalmente intese incarnano e portano avanti, rilancia le grandi battaglie Radicali sui diritti civili e sui diritti sociali.

Pertanto, il Congresso rileva come anche in Italia sia in atto, da tempo, una vera e propria crociata sul diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, determinata anzitutto dal venir meno di governi e regioni al dovere istituzionale di garantire la piena e omogenea applicazione della legge 194 e di facilitare l’accesso alla contraccezione sicura. Sostiene quindi la campagna “Libera di abortire” promossa da Radicali italiani assieme ad altre 45 realtà politiche e civili finora aderenti.

Saluta le 40mila persone che hanno sottoscritto l’appello al Ministero della Salute in favore di interventi amministrativi immediati per garantire informazione, cura e prevenzione in materia di IVG e ringrazia le attiviste radicali che si sono rese protagoniste di decine di eventi e incontri, anche di carattere formativo, oltre che di confronto politico, nelle scuole, università e in realtà associative su tutto il territorio italiano.

Sottolinea inoltre il successo del contenzioso strategico aperto tramite l’iniziativa popolare promossa da Radicali italiani, nell’ambito della campagna Libera di Abortire, davanti al Tribunale civile di Roma per le gravi violazioni commesse da enti comunali e regionali sul caso del cimitero dei feti al Flaminio di Roma.

Il nuovo Regolamento di Polizia Cimiteriale adottato dall’Assemblea capitolina costituisce infatti il primo atto esecutivo del percorso intrapreso tra gli avvocati Radicali e il Comune per la conciliazione dell’azione popolare proposta lo scorso anno, il frutto dunque di un percorso che ha avuto come presupposto l’immediata ammissione degli errori commessi. Il nuovo regolamento cimiteriale di Roma – che prevede esplicitamente il necessario consenso della donna e una procedura di seppellimento che garantisce la tutela della riservatezza, dignità e e libertà religiosa delle persone – rappresenta un esempio di fronte a tutti i tentativi portati avanti dalla destra di Giorgia Meloni in nome e nelle pieghe del compromesso raggiunto nel 1978 con la legge 194, per togliere attraverso atti amministrativi di comuni e regioni, più spazi possibili al libero e civile esercizio del diritto all’aborto. Individua come necessario l’avvio di un percorso, aperto a tutte le realtà impegnate sul tema, per giungere alla proposizione di un testo di legge migliorativo della 194, che metta al centro i connessi diritti alla salute e all’autodeterminazione della persona e che possa superare le incongruenze e i vuoti propri dell’assetto normativo attuale.Antiproibizionismo, dunque Stato di Diritto e Rule of Law, che riguardano anche il sesso – connesso con i diritti dei e delle sex workers.

Il Congresso rileva come le battaglie delle e dei sex workers siano state essenziali nel percorso di conquista delle libertà sessuali e dell’autodeterminazione, storicamente anche all’interno del mondo lgbtquia+, e di come questa battaglia sia essenziale per arrivare alla modifica della legge Merlin che in più di sessant’anni ha solamente contribuito a creare un fenomeno sommerso.

La prospettiva proibizionista di questo governo e le reiterate ordinanze comunali anti-prostituzione che in tutta Italia si sono susseguite e continuano a proliferare sono tese a criminalizzare il sex work e il cliente stesso.

Il Congresso denuncia nuovamente l’ipocrita paradosso di un sistema che nega lo stato di diritto su cui poggia il Paese, per cui in Italia la prostituzione è legale ma non regolamentata, dando luogo ad un corto circuito di criminalizzazione e sfruttamento laddove devono esserci libertà di scelta sull’uso del proprio corpo e norme che consentano di scegliere di lavorare e guadagnare attraverso il sesso;

favorisce e sostiene la rimozione di tutti gli ostacoli normativi relativi al sex work, unitamente al riconoscimento dello stesso come lavoro. Il Congresso rilancia il tema dell’antiproibizionismo non più solo come pensato e declinato alla sola regolamentazione della cannabis – che pure deve continuare a essere campo di lotta politica radicale – ma rivolto al recupero delle iniziative di legalizzazione di tutte le droghe, promuovendo il superamento del quadro normativo e legislativo vigente.

In continuità con il Manifesto delle Città Democratiche e Antiproibizioniste, nell’ottica di proporre delibere di iniziativa popolare che rendono concreto un approccio non penale alle droghe, il Congresso valuta l’opportunità di offrire servizi di riduzione del danno nelle sedi radicali, così incentivando una raccolta di dati sul territorio, che restituisca un quadro della distribuzione e della tipologia di consumi di droghe su tutto il territorio nazionale.

In tal senso il Congresso sostiene la necessità di istituire una Conferenza Regionale sulle droghe, aperta ad associazioni del settore, istituzionali e non, e associazioni e movimenti nazionali che si occupano di politiche sulle droghe.

Alla luce della recente bocciatura del Referendum Cannabis, il Congresso reputa rilevante proporre una proposta di legge sulla cannabis che la renda una vera e propria ‘manovra economica sui diritti’.

Il Congresso evidenzia la necessità di portare avanti iniziative che portino alla costruzione di reti e relazioni, anche a livello europeo e transnazionale, per incidere su quella che è una politica fondamentale per i diritti umani delle persone: attivare anche le reti locali nate in opposizione al decreto-anti rave, al fine di valutare l’opportunità di una disobbedienza civile o referendum abrogativo, in quanto il decreto mantiene anche nella sua forma emendata elementi di incostituzionalità e quindi di violazione dello Stato di diritto.

Il Congresso ritiene inoltre rilevante far emergere il tema delle sostanze stupefacenti, invitando le giunte regionali ad un approccio sociale, chiedendo l’istituzione di una Conferenza Regionale sulle droghe aperta ad associazioni del settore, istituzionali e non, e associazioni e movimenti nazionali che si occupano di politiche sulle droghe; il Congresso invita inoltre la dirigenza di Radicali italiani ad attivare una campagna d’informazione radicale sulle legalizzazione di tutte le sostanze stupefacenti, che comprenda anche eventi di informazione con le realtà che si occupano di Riduzione del Danno.

Il Congresso ribadisce che l’impegno per una giustizia e un sistema penale che tornino nell’alveo della nostra Costituzione rappresenta, oggi più che mai, una priorità da cui dipende l’effettività dello Stato di diritto nel nostro Paese. Le condizioni nelle quali versano i nostri istituti penitenziari fanno sì che la pena detentiva, indicata dall’articolo 27 della nostra Costituzione come strumento di risocializzazione e di reinserimento sociale, consista, invece, in una misura iniquamente punitiva del tutto inadatta allo scopo rieducativo che le sarebbe proprio, trasformandosi di fatto in uno strumento di emarginazione, di consolidamento dell’illegalità e dunque di insicurezza sociale.

Tutto questo, unito alle norme criminogene come – a titolo meramente esemplificativo – quelle sugli stupefacenti e sull’immigrazione, all’abuso della carcerazione preventiva e allo scarso utilizzo delle misure alternative, dà luogo a un insensato circolo vizioso che produce reati al solo scopo di punirli, alimentando il sovraffollamento carcerario, producendo una sistematica violazione dei diritti umani e civili delle persone detenute e consolidando la loro condizione di marginalità.

Il Congresso, nel ringraziare i propri eletti per il costante lavoro di monitoraggio e di denuncia sulle condizioni delle carceri, e nel salutare con gratitudine il lavoro delle associazioni locali che in questi anni hanno contribuito ad aprire gli istituti penitenziari alle visite di cittadini e cittadine, ribadisce che il progressivo superamento del carcere rappresenta un obiettivo di medio periodo al quale è necessario dedicare i propri sforzi e la propria attività con il massimo impegno, coinvolgendo le tante realtà che operano quotidianamente sul territorio per sopperire alle carenze del sistema penitenziario e contribuendo al dibattito pubblico sul tema anche attraverso iniziative nonviolente.

Il Congresso di Radicali Italiani sollecita vigorosamente il Ministro della giustizia e il Governo tutto a perseguire fermamente e rapidamente gli obblighi di cooperazione internazionale disposti dall’art.11 Cost., in particolare – sulla base dei lavori della “Commissione Palazzo-Pocar per un codice dei crimini internazionali” – quello di collaborazione con la Corte penale internazionale, formulando il disegno di legge per adeguare l’ordinamento italiano alle ineludibili esigenze di esercizio di una giurisdizione tendenzialmente universale sui crimini di cui agli artt. 5 ss. dello Statuto di Roma del 1998.

Il Congresso ricorda l’intensa attività svolta da Radicali italiani con la campagna Ero straniero in questi cinque anni dalla raccolta firme, frutto della stretta collaborazione con le principali organizzazioni che si occupano di asilo e immigrazione in Italia: oltre a seguire l’iter della pdl d’iniziativa popolare, la campagna ha partecipato attivamente all’analisi e al monitoraggio delle misure in materia di immigrazione e alla modifica degli interventi più rilevanti di governo e parlamento attraverso dossier di approfondimento, convegni, modifiche legislative, diventando una voce autorevole nel dibattito pubblico.

Alla luce di questi risultati, impegna Radicali italiani: a proseguire, insieme alle altre realtà protagoniste della campagna, il lavoro avviato per la riforma del sistema in vigore, a partire dall’aggiornamento già in corso delle proposte legislative della pdl popolare, ormai superata viste le modifiche normative intervenute dal 2017, oltre alla consolidata attività di ricerca e confronto sulle politiche migratorie a livello italiano ed europeo; ad approfondire gli altri aspetti del tema migratorio, dall’accesso alla procedura di protezione internazionale alla riforma della legge sulla cittadinanza, dal contrasto a tratta e sfruttamento al salvataggio di vite in mare.Il Congresso, analizzato il contesto globale di crisi di legittimità delle liberaldemocrazie, e considerata la posizione di fragilità che il paese ha assunto negli ultimi due decenni, ovvero durante l’esplosione delle contraddizioni dell’attuale modello di sviluppo socioeconomico globale, sostiene il metodo Radicale – richiamando la politica dell’irrealtà che legava Mazzini, Gandhi e Pannella – come possibilità di innescare un processo nonviolento di cambiamento che si opponga al declino del Paese, ricomponendo la frammentazione delle forze che a quel declino si oppongono e individuando iniziative che siano in grado di segnalare un cambio di direzione fondamentale e duraturo e, in questo modo, fungere da calamita in grado di attrarre le forze progressiste: individuare i soggetti con cui discutere collaborare e convergere su temi, proposte, agende e azioni politiche per coniugare la crescita economica, trascinata da creatività e innovazione, con una ripartizione più equa di reddito e, soprattutto, di opportunità. In tal senso, individuare e mettere in atto proposte di azione su cui far convergere le diverse realtà associative per trovare gli strumenti di tutela degli ultimi, coloro che non riescono a tenere il passo del cambiamento, e dei primi, coloro che innovando creano nuove aziende e posti di lavoro. Individuare una proposta per gli ultimi e i penultimi di questo paese significa provare a formulare una iniziativa sul Reddito Universale di Base, a partire da lavoro di Roberto Cicciomessere (Voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia), dando una risposta pienamente liberale alle molte situazioni di fragilità che esistono nel tessuto sociale del Paese, attraverso un sistema di agevolazioni fiscali che riconosca il ruolo svolto dalle famiglie, ma anche dalle imprese, attraverso il welfare aziendale.

Questo anche perché è necessario dialogare con quella parte del paese più fragile e più esposta economicamente, ovvero la classe media impoverita sempre più, da un lato, e i poveri, e i nuovi poveri, dall’altro.Una parte di popolazione che è spesso coincidente con il Sud del Paese: e a proposito di Sud e di regole ovvero di rispetto dello Stato di Diritto, il Congresso guarda con dolore a quanto accaduto recentemente ad Ischia, ma non con sorpresa. Il tema del dissesto idrogeologico del Paese, della tutela del suolo e, ancora una volta, del rispetto dello stato di diritto sono temi che richiamano i cambiamenti climatici e la transizione energetica, tutto nell’orizzonte europeo e globale.

A fronte della evidente accelerazione della crisi climatica globale, il Congresso denuncia l’assenza di un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e sollecita il Ministro Pichetto Fratin ad approvarne la bozza depositata già nel 2018; condanna l’assenza di piani di attuazione di opere di prevenzione per tutelare il territorio italiano, sia nelle sue aree produttive che nelle aree a rischio idrogeologico, sollecitandone la formulazione e l’attuazione da parte del Governo; osserva come i risultati della COP27 siano stati, a dispetto della spinta europea, piuttosto esigui, e sottolinea il mancato conseguimento di alcuna intesa aggiuntiva tra i Paesi sui limiti alle emissioni e contro l’utilizzo di combustibili fossili.

Il Congresso, nella convinzione che la presenza nelle istituzioni rappresenti un importante strumento di lotta politica da affiancare a quelli posti in essere “fuori dal palazzo”, prende atto degli importanti risultati conseguiti nelle legislature regionali in via di conclusione e ringrazia per questo il lavoro svolto dai consiglieri Michele Usuelli in Lombardia e Alessandro Capriccioli in Lazio;

ritiene pertanto che le prossime elezioni regionali rappresentino l’occasione per rilanciare le iniziative già intraprese e incardinarne di nuove, e invita Radicali Italiani a esplorare le possibilità di una partecipazione elettorale che, anche in collaborazione con altre forze politiche laiche, progressiste, liberalsocialiste, ambientaliste, europeiste e per la supremazia dello stato di diritto, valorizzi le lotte e l’identità radicale.

L’analisi fin qui portata avanti individua i temi fondamentali su cui il Congresso invita Radicali Italiani a impegnarsi, contro la destra mondiale nazional-populista, ma anche per proporre al fronteliberale e progressista una soluzione condivisa. Contro i regimi nazional-populisti, per il diritto internazionale e i diritti umani e civili, il Congresso individua, come strumenti preferenziali di azione politica il deposito di Referendum e/o Leggi di Iniziativa Popolare, da proporre a Movimenti, Associazioni, Partiti e altri gruppi che si dimostrino convergenti sulle tematiche individuate: per questo il Congresso impegna Radicali Italiani alla formazione di gruppi di lavoro su ciascuno dei principali fronti di iniziativa politica del Movimento, per formulare quelle proposte di impegno concreto sui temi dei diritti civili, dei temi economici in merito a produttività, sostegno agli sconfitti della globalizzazione, legge elettorale, transizione energetica, fin qui elencati.

Tutto ciò premesso, il XXI Congresso dà mandato alla dirigenza di Radicali Italiani di indire entro la primavera del 2023 una grande Convention, che coinvolga Movimenti, Associazioni, Partiti e altri gruppi che si dimostrino convergenti sulle tematiche individuate, per predisporre su questi temi il deposito di Referendum e/o Leggi di Iniziative popolari.Il Congresso delibera in 200 euro la quota minima di iscrizione per l’anno radicale 2023, confermando la quota a 50 euro per gli iscritti under 28.

Massimiliano Iervolino

Giulia Crivellini