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Famiglia: Calenda e Meloni, stesso pensiero medievale sulle donne

“Oggi Carlo Calenda chiede di smettere di parlare di gestazione per altri perché pratica disumana e razzista. A lui rispondiamo che invece non smetteremo affatto. E a Giorgia Meloni che ancora oggi insiste sul ruolo della madre come architrave della famiglia che il ‘gender’ vuole abbattere ricordiamo che è una visione medievale quella che vuole alla base della società le donne tradizionalmente relegate al ruolo di madre e fattrici, per nulla padrone del proprio corpo e dei propri istinti”, così in una nota Giulia Crivellini, tesoriera di Radicali Italiani.

“Insistiamo a parlare di maternità surrogata anche in nome di tutte quelle donne che soffrono di patologie per cui non possono rimanere incinte. Da tempo, infatti, la comunità scientifica ci dice che migliaia di giovani donne in Italia non possono intraprendere o portare a termine una gravidanza per cause legate alla salute. Sono più di seimila le ragazze che, affette da sindrome di Rokitansky, sono nate senza utero e decine di migliaia le donne, spesso di giovane età, a cui l’organo è stato asportato in conseguenza di tumori, endometriosi o altre patologie. A loro si aggiungono migliaia di ragazze il cui stato di salute impedisce di iniziare e portare avanti una gravidanza, così come migliaia di coppie dello stesso sesso cui l’attuale legge italiana vieta l’accesso a tecniche di fecondazione assistita.

Calenda e Meloni smettano di classificare le donne tra quelle di serie A e quelle di serie B, ogni donna può e deve decidere per sé, assecondando le sue necessità e i suoi desideri senza doversi fare carico di un’ideologia nociva – questa si – che la vuole relegare in un unico ruolo. La politica non può e non deve imporre divieti assoluti rispetto a condotte non nocive, ma contemperare sempre gli interessi in gioco: libertà, diritti, limiti. Altrimenti, davvero, siamo destinati a ripiombare nel Medioevo”, conclude.