di Rolando Renzi
Il documento preliminare sull’ambiente mi sembra strutturato molto bene ma su un punto è carente.
Mi riferisco all’elusione dal recente dibattito sull’energia nucleare iniziato in seguito alle dichiarazioni del ministro Cingolani.
Il riferimento alla fusione nucleare auspicata per il 2050 mi sembra troppo generico.
Un corretto dibattito laico ed aperto sull’argomento dovrebbe tenere conto di almeno tre aspetti fondamentali.
Sicurezza.
Al momento non si è raggiunto un livello di sicurezza tale da rispondere positivamente a tutti gli interrogativi che le centrali nucleari pongono.
Le centrali oggi più moderne vengono definite di terza generazione plus. Come ad esempio quella in costruzione nel nord della Francia a Flamanville o come quella finlandese di Olkilioto.
Il loro livello di sicurezza viene definito molto più alto di quello delle generazioni precedenti. Ma non è assoluto. I problemi di reperimento di siti isolati, di militarizzazione del territorio, di smaltimento delle scorie, di sicurezza strutturale, di raffreddamento, ecc sono ancora tutti presenti.
Iniziare un impresa simile in Italia, un paese con pianure densamente abitate, soggetto a dissesto idrogeologico, rischio sismico, innalzamento del livello del medio mare, burocrazia, malgoverno e crimine organizzato è sicuramente più difficile che in tranquilli paesi nordici. Lasciare in eredità ai nostri figli, per centinaia e centinaia di anni, problemi
di smaltimento e di decomissioning non è certamente una soluzione sostenibile.
I reattori di quarta generazione (autofertilizzanti) sono invece ancora progetti allo stato embrionale, non ne esistono in costruzione e dal punto di vista della sicurezza sono ancora un’incognita.
Infine abbiamo tutti speranza nella realizzazione di centrali a fusione nucleare (soprattutto dopo i recenti risultati incoraggianti delle sperimentazioni in Gran Bretagna e Cina). In Francia si sta portando avanti il programma ITER a Cadarache definito ancora un prototipo nella fase di ricerca ma non si sa ancora quando sarà pronto a produrre Kwh da immettere in rete. E non siamo sicuri che siano completamente esenti da alcuni problemi di sicurezza.
Che senso ha quindi programmarle oggi?
Tempi.
Parlare oggi di energia nucleare senza considerare i lunghi tempi di realizzazione non ha senso.
La citata centrale finlandese, la cui costruzione è iniziata nel 2005, è stata innaugurata solo qualche mese fa.
Quella francese, iniziata nel lontano 2007, non è stata ancora completata a causa dei numerosi problemi costruttivi incontrati.
Se anche in Italia si dovesse decidere da domani di costruirne una nuova centrale nucleare non sarebbe verosimilmente pronta prima del 2035.
Quindi molto tempo dopo il termine del 2030 che ci siamo dati per ridurre del 55% le emissioni di Co2, distogliendo quindi finanziamenti e politiche dal nostro principale immediato obiettivo.
E poi per costruirne solo due o tre che coprirebbero una percentuale molto bassa del nostro fabbisogno energetico? Improponibile.
Parlare poi di costruzione di centrali nucleari di quarta generazione vorrebbe dire spostare ancora più avanti la loro entrata in funzione (a detta di molti esperti del settore non prima del 2040) per coprire anche qui una percentuale molto piccola del fabbisogno energetico. Ne varrebbe la pena?
Per la fusione nucleare poi, pur con i piccoli passi in avanti che sono stati compiuti (dei quali siamo tutti felici), non è ancora possibile pensare semplicemnete ad una data. Quanda avremo le soluzioni se ne potrà parlare. Oggi no. Vorrebbe dire solo illudere gli italiani.
Costi
I costi dell’energia nucleare sono notevoli. Maggiori costi di costruzione, maggiori costi di gestione, ulteriori costi di decommissioning.
Duranti i lavori i costi poi aumentano sempre più rispetto a quelli preventivati (le citate centrali di terza generazione alla fine sono costate più del triplo). Bisogna poi considerare i costi di eventuali incidenti come quello della centrale nucleare in Giappone del 2011, i costi di eventuali compensazioni e di prevenzione antiterrorismo, i costi delle possibili corruzioni negli appalti, del reperimento dei siti per lo smaltimento delle scorie e della loro gestione, i costi di trasporto, i costi per difendersi da possibilità di infiltrazioni malavitose .
E’ pensabile che un paese come l’Italia, che ancora non è riuscito a trovare un sito per il deposito nazionale delle scorie nucleari, sia in grado di gestire un’operazione così altamente complessa?
Una centrale nucleare da 1600 MW oggi come oggi costa circa 18 miliardi di euro. Con una cifra pari alla metà si può costruire un parco solare equivalente. E non si osservi che il rendimento del solare è inferiore a causa delle variazioni atmosferiche perchè esistono gli accumulatori.
C’è poi un aspetto non secondario da tenere conto. Le energie alternative come il solare, l’eolico, la geotermia, le biomasse, ecc) mettono sul mercato molte piccole e medie imprese in concorrenza tra loro sia per la costruzione sia per la gestione degli impianti e della distribuzione. Creano quindi una dinamica economia di mercato. L’energia nucleare in tutto il mondo è invece in mano a pochissimi player (in genere statali)) altamente indebitati come l’EdF francese (un buco nero per il bilancio dello stato francese come la nostra Alitalia) comprimendo spazio all’iniziativa privata.