Lombardia: i medici di famiglia lavorano poco? No, lavorano male

Lavorano male a causa dei disservizi regionali e di scelte politiche dalle quali sono sistematicamente esclusi. Sui medici di base, all’assessore Moratti vanno spiegati alcuni concetti di base

Sabato 23 ottobre, nel corso di un servizio a Bergamo Tv, Letizia Moratti, Vicepresidente di Regione Lombardia ed Assessore al Welfare, in merito alla carenza di Medici di Medicina Generale ha affermato che “non è una questione di numero ma di tempo; il numero di ore che lavorano è profondamente diverso rispetto alle ore di chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere”.

La dichiarazione, che ha suscitato numero prese di posizione da parte degli interessati, è stata ripresa da Michele Usuelli, Consigliere regionale di +Europa/Radicali e medico ospedaliero, che ha così commentato

“Le parole della Vicepresidente Moratti rappresentano uno stravolgimento della realtà: ci sarà anche qualche medico di medicina generale che lavori poco, come in tutte le categorie, politici inclusi, ma non è davvero questo il punto.

Io penso invece che siano da troppi anni abbandonati da una Regione che non sa coinvolgere, favorire l’aggregazione, e che impone loro di svolgere una burocrazia assurda.

I nostri medici di famiglia lavorano in condizioni spesso disastrose, proprio a causa delle infrastrutture che Regione Lombardia mette loro a disposizione.

È dei giorni scorsi la segnalazione, da parte delle associazioni di categoria, dei cervellotici passaggi burocratici e dei malfunzionamenti del nuovo portale, nato per sostituire il famigerato SIAVR di Aria spa, che dovrebbe gestire le vaccinazioni antinfluenzali e antipneumococciche.  20 minuti per inserire da zero un paziente di cui il medico e regione sanno già tutto. Un portale imposto dall’alto, fuori tempo massimo, senza nessun confronto e coinvolgimento preliminare.

Senza contare che ogni mattina, quando un medico di medicina generale inserisce la tessera SISS nel computer, lo fa senza sapere a quali disservizi andrà incontro.  Mi piacerebbe che per un mese, i politici di destra in Lombardia fossero obbligati per lavorare, ad usare il SISS.

Infine: a quale titolo la Vicepresidente Moratti fa queste affermazioni? Da vent’anni Regione Lombardia esclude i MMG da qualsiasi decisione di politica sanitaria e rifiuta qualsiasi proposta che possa favorire l’aggregazione dei medici. Anche di questo dibatteremo in sede di discussione della riforma della legge 23, a patto che la Giunta dismetta gli abiti dell’arroganza e accetti, una buona volta, di confrontarsi sul merito. Mi chiedo se ci sia anche solo un assessore di questa giunta che sia mai andato dal suo medico di medicina generale”.

Milano