Cannabis: un referendum contro le mafie

È fissato per l’11 settembre alle 17.00 il lancio della campagna referendaria per depenalizzare la coltivazione di cannabis e aprire alla legalizzazione. Il quesito referendario depositato propone di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative per quanto riguarda la cannabis. Legalizzare vuol dire togliere ossigeno alle mafie che gestiscono il traffico e lo spaccio. “Il successo del referendum eutanasia legale ci ha fatto capire che i tempi sono maturi per proporre la strada antiproibizionista”, dichiarano in una nota Massimiliano Iervolino e Giulia Crivellini, segretario e tesoriera di Radicali Italiani.

“Si tratta di un’occasione straordinaria. Puntiamo a raggiungere l’obiettivo delle 500mila firme digitali entro la fine del mese e siamo sicuri che i cittadini, tra loro tantissimi giovani, che hanno decretato il successo del referendum eutanasia legale saranno con noi anche per questa nuova battaglia di civiltà. Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti nel nostro Paese. Un tema che attraversa la giustizia, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali e, soprattutto, la lotta alle mafie. Secondo l’ultima relazione al parlamento sulle tossicodipendenze la spesa per il consumo complessivo di sostanze proibite ammonta a 16,2 miliardi di euro che sono finiti direttamente nelle tasche della criminalità organizzata. Di questi ben 6,3 miliardi di euro (39% del totale) derivano dal mercato nero dei cannabinoidi. La legalizzazione della produzione, commercio e distribuzione dei derivati della cannabis sottrarrebbe ingenti quantità di denaro cash alle narcomafie, tali da metterne in crisi la stessa esistenza. E la legalizzazione cambierebbe letteralmente la vita a decine di migliaia di persone, risucchiate nel circuito repressivo. Esortiamo tutti i cittadini che vogliono interrompere la spirale fallimentare del proibizionismo a firmare per il referendum”, concludono.