“Non si può paragonare uno strumento previsto dalla Costituzione come il referendum ad una piattaforma interna ad un movimento gestita da un privato. Le parole di stasera di Carlo Calenda, durante il confronto con gli altri candidati sindaci organizzato da La Repubblica, sono gravi e populiste”, lo afferma in una nota Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani.
“I referendum abrogativi sono stati previsti dai padri costituenti per correggere le storture del Parlamento e per affrontare temi che non smuovono le Camere. La firma digitale ha avuto il grande merito di rendere questo diritto effettivo e non solo in mano ai grandi partiti e alle grandi organizzazioni sindacali. Ricordiamo a Calenda”, continua Iervolino, “che i referendum sono solo abrogativi e che dopo il raggiungimento delle firme c’è il vaglio di ammissibilità della Corte costituzionale.
I padri costituenti avevano già previsto dei giusti contrappesi alle possibili derive ma molto probabilmente per Calenda è troppo poco e vuole continuare a limitare la partecipazione dei cittadini alle sole elezioni politiche ogni cinque anni. Per noi è inammissibile”, conclude