Bonino e il coraggio della libertà. “Vaccini? Non deve comprarli la Ue”

La senatrice: “C’è ancora bisogno dei radicali e del dissenso. Qualcuno ha pagato più di altri: servono tutele”

Articolo di Marcella Cocchi pubblicato su quotidianonazionale il 15 aprile 2021

Emma Bonino, paladina dei diritti e una carriera istituzionale come pochi in Italia, accetta di parlare delle libertà relegate nell’ombra a causa della pandemia. Lo fa da “battitrice libera” della politica dopo l’uscita da +Europa (ma non andrà nel Pd del suo amico Letta).

Senatrice, da più di un anno sono soppresse quasi tutte le libertà personali. Scendiamo a patti con l’impossibilità del rischio zero?

“Concordo: non esiste il rischio zero. Ma non siamo a quel punto: abbiamo ancora centinaia di morti, come se cadessero due aerei al giorno. L’unica strada da seguire è vaccinare, vaccinare e vaccinare”.

Il ritmo di vaccinazioni però non riesce a rispettare le attese e registra continui stop. Draghi sta aprendo altre vie nella contrattazione, ma come rimediare al flop di Ursula von der Leyen?

“L’errore è a monte. Il problema è che è stata affidata alla Commissione la responsabilità della trattazione collettiva quando, per trattato, non ne ha né le competenze giuridiche né le risorse umane. Questo con il plauso dei governi, i quali poi, a fallimento acclarato, hanno attaccato la Ue e ora corrono ai ripari”.

Tornando alle libertà, c’è ancora spazio per il dissenso legato alla tutela dei diritti?

“Certo, non cadiamo nelle provocazioni di chi risponde: ‘ah ma ora i problemi sono altri’. Il benaltrismo ha sempre rallentato il Paese sui dirittidoveri. Proprio ora che c’è maggiore bisogno di tutele, e alcune categorie hanno pagato molto più di altre, è necessario accelerare per evitare di restare fermi all’Italia pre Covid, ingessata, con un welfare iniquo verso i giovani, diritti compressi eo non garantiti”.

Voi radicali mostraste anche l’importanza della fisicità nelle battaglie (sit-in, corse sulle utilitarie con gli scatoloni dei referendum, scioperi della sete e della fame, il suo arresto a Kabul). Il dissenso può viaggiare solo tra i follower?

“Vaccinarsi e uscire quanto prima dal Covid è importante anche per questo: riportare le persone a esprimere il dissenso, quando serve, per le strade e nelle piazze. Io resto convinta che l’Italia migliorerà se abbandonerà i compartimenti stagni e avrà il coraggio della libertà”.

L’impressione è invece che la paura continui a guidare tutte le nostre azioni. Pannella era disposto a sacrificare la vita per la libertà, noi stiamo sacrificando la libertà per la vita?

“La libertà però non è mai anarchia, la mia libertà finisce dove comincia la tua. Quanto alle riaperture, non è che c’è qualcuno di particolarmente sadico che vuole stare chiuso. Meglio il realismo al cinismo di alcuni governatori che hanno falsato i dati”.

Quando lei diceva “io ho abortito” lo faceva perché, mettendo in piazza un fatto privato, dava voce a un diritto che diventava comune. Oggi?

“A me pare che il privato sia diventato pubblico e sbandierato su tutti i social: chi divorzia, chi si fidanza… Il problema è che non è diventato politico perché anche le proposte di legge di iniziativa popolare sono chiuse in qualche cassetto dei ministeri o del Parlamento: cannabis legale, eutanasia, immigrazione legale. Eppure, prima del Covid, hanno mobilitato decine di migliaia di cittadini, trovando autenticatori perché, in un momento in cui si parla di digitalizzazione, scuola a distanza, Pa digitale e banda ultralarga, le firme su referendum, iniziative popolari, liste elettorali sono rimaste al metodo medioevale”.

Dai venerdì di Greta, ora i giovani sono compressi solo tra Dad e non Dad. Dovrebbero farsi sentire di più per imporre i temi del futuro?

“Oltre all’ambiente, servirebbe una Greta del debito pubblico che renda ‘pop’ questo tema, meno popolare ma decisivo per il futuro: un macigno che condiziona la vita di ogni italiano già appena nato”.

C’è ancora bisogno degli ideali radicali?

“Sì. La storia recente lo dimostra: non penso solo alla legalizzazione della marijuana negli Usa ma anche ai diritti delle donne, degli omosessuali, all’aborto, ancora soggetto a gravi limitazioni per l’abuso dell’obiezione di coscienza”.

Dopo l’uscita da +Europa lei ha parlato di “cupidigia”. Perché ha fatto l’ennesimo strappo della sua vita partitica: andrà nel Pd?

“Stimo Letta ma non vado nel Pd. Per quanto riguarda +Europa, si stava avvitando in una discussione paralizzante sulle regole del congresso e ho detto stop. Io sono fuori e spero che anche loro escano dal loro tormentone interno. Ma resto in politica da battitrice libera, mica faccio gastronomia”.

Draghi ha fatto bene a dare del dittatore a Erdogan?

“Calma, abbiamo già detto tutto. Se poi si ribatte che Draghi in questo modo ha offerto un esempio di leadership forte in Europa, io immagino di sì e credo che ci abbia pensato bene, perché lui non parla a vanvera. L’Europa, più in generale, dovrà avere il coraggio di fare proposte di riforma radicale, rivedendo trattati e competenze. Anche se non mi pare stia partendo benissimo”.