Usuelli: dalla Commissione Sanità inesistente al Consiglio dei pavidi, un pessimo servizio agli 8.500 lombardi che hanno raccolto le firme.
Si è chiusa da poco la discussione in merito alla proposta di legge di iniziativa popolare “Aborto al Sicuro”, la prima proposta di legge di iniziativa popolare mai calendarizzata nell’aula del parlamento lombardo. Oltre 8.500 cittadine e cittadini hanno esercitato i propri diritti politici per presentare un’istanza ai propri rappresentanti, aspettandosi un dibattito laico e istituzionale su temi sanitari, regolati a livello nazionale dalla legge 194, mentre invece hanno assistito ad uno dei dibattiti più scadenti che l’aula abbia offerto.
L’assoluto disinteresse di chi, a vario titolo, avrebbe dovuto occuparsi della proposta di legge, è riprovevole e lesivo degli sforzi che i cittadini svolgono per esercitare l’iniziativa legislativa. In particolare, l’assessore al Welfare, referente diretto per la giunta, non era presente in aula, sostituita a dubbio titolo dall’assessore alla famiglia, Alessandra Locatelli che, dopo aver fatto un’esegesi della tutela della maternità, tema meritevole ma che non era quello sollevato dai cittadini, si è limitata a rispondere sui pochi aspetti della legge che riguardavano il suo assessorato, senza entrare nel merito degli aspetti ospedalieri.
Il Presidente della commissione sanità, dopo aver sbrigato d’ufficio il “dovere” di audire i promotori – diritto garantito dalla legge regionale 1/1971 – se n’è lavato le mani e ha demandato all’aula la discussione del provvedimento, senza mai convocare una riunione di discussione, senza nominare il relatore e senza trasmettere il testo alla commissione bilancio, atteggiamento sintomatico dell’imbarazzo del potere a discutere di una legge firmata dai cittadini.
Da segnalare, nel corso del dibattito, gli interventi contrari al progetto di legge dell’Assessore Gallera, già fautore da Assessore al Welfare di alcuni provvedimenti contenuti nel progetto di legge.
A tale proposito Michele Usuelli, consigliere regionale di +Europa-Radicali e relatore del progetto di legge nominato dal Presidente Fermi, ha dichiarato:
“Purtroppo la maggioranza che governa la Regione ha scelto di disattendere tutti gli accordi che erano stati presi nelle scorse settimane per arrivare all’approvazione delle parti meno controverse del testo. ll punto di caduta minimo sarebbe stata l’approvazione delle parti in cui la legge avrebbe offerto gratuitamente a tutte le donne che vanno incontro ad aborto la contraccezione gratuita a lunga durata di azione (confetti sottocute a lento rilascio o spirali), soluzione che riduce, secondo la letteratura scientifica, del 75% da recidiva di aborto; altresì avrebbe imposto un raccordo tra privato convenzionato e pubblico, al fine di preservare la continuità terapeutica delle donne che richiedono un’interruzione di gravidanza a seguito di una diagnosi in utero o procreazione medicalmente assistita: molti centri privati, dopo gli accertamenti diagnostici, si comportano da centri obiettori e non forniscono alcuna informazione su come e a chi rivolgersi per ottenere l’IVG.
La Lombardia continua la sua strada nel solco clericale tracciato da Formigoni, costruendo una sanità fondata sulla morale, che decide di disinteressarsi della salute delle donne, qualora esse intraprendano scelte ed esercitino diritti che la maggioranza politica disapprova. L’approvazione di questa legge avrebbe consentito di ridurre gli aborti di almeno mille unità all’anno in Lombardia, ma il furore ideologico di giunta e maggioranza ha distrutto qualsiasi barlume di buon senso. Spiace che Forza Italia, per bocca del suo presidente Comazzi e dell’ex assessore Gallera, abbia scelto di accodarsi in toto alla linea Locatelli-Moratti, rinnegando persino le scelte fatte in assessorato, dimostrando così assoluta mancanza di spina dorsale e, vista l’abiura degli accordi intrapresi, anche grave disonestà intellettuale.”