“Mentre stiamo scrivendo, Aleksej Navalny è processato in una stazione di polizia; la sua grave colpa è di non essersi presentato due volte al mese alla polizia di Mosca mentre era in coma in un ospedale di Berlino. Basterebbe questo per provare che Putin vuole a tutti i costi (anche a quello del ridicolo) annientare il suo oppositore più pericoloso. Basterebbe questo per chiedere a tutte le democrazie occidentali di non mollare la presa sul Cremlino, di pretendere ed ottenere l’immediata liberazione di Aleksej Navalny.
Ma in Italia questo non ci basta”, affermano Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani. “Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha dichiarato che l’arresto di Navalny è un ‘fatto grave’. Ebbene, noi riteniamo ancora più grave che Di Maio non abbia fatto seguire alle sue parole la richiesta al presidente Mattarella di revocare l’onorificenza (Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Stella d’Italia) che il presidente della Repubblica conferì, su sollecitazione di Di Maio stesso, il 28 maggio 2020, a Mikhail Vladimirovich Mishustin (Primo ministro della Federazione Russa dal 16 gennaio 2020) e a Denis Manturov (Ministro del Commercio e dell’Industria della Federazione Russa dal 2012). Non si può più tenere il piede in due scarpe: piangere lacrime di coccodrillo per Navalny e coccolare i russi con le medaglie. Il 4 settembre scorso abbiamo inviato una formale richiesta di revoca delle onorificenze sia al Presidente della Repubblica sia al ministro degli Esteri.
Non abbiamo ricevuto neppure un formale cenno di riscontro. Navalny non molla, noi nemmeno”, concludono.
18 gennaio 2019