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Mozione generale del Comitato 16-17 gennaio 2021

Il Comitato nazionale di Radicali Italiani, riunitosi online il 16 e 17 gennaio 2021,

rileva come la pandemia, per il suo impatto mondiale ed inedito, si stia rivelando un acceleratore incredibile di processi sociali ed economici che interroga le classi politiche di tutto il mondo. 

Rileva inoltre che le democrazie occidentali, che stanno subendo le conseguenze di questa crisi, già vivevano una profonda difficoltà dei loro sistemi liberali con un lento svuotamento delle prerogative parlamentari e un deficit di rappresentanza tale da spingere l’opinione pubblica negli ultimi anni ad un crescente scetticismo nei confronti delle istituzioni e dei sistema dei partiti. Alla luce del drastico peggioramento della condizione e delle prospettive sociali di buona parte della popolazione, la contrapposizione tra “popolo e palazzo”, e dunque la sempre maggiore distanza tra i cittadini e la politica, rischia tuttavia di produrre ulteriori e più importanti degenerazioni populiste e anti democratiche. 

Il Comitato sottolinea che come Radicali da anni poniamo al centro delle nostre riflessioni e iniziative l’urgenza di rianimare una democrazia profondamente malata come quella italiana, individuando le regole di uno stato di diritto, il rispetto del dettato costituzionale, l’accesso ad un’informazione libera e trasparente, così come il linguaggio nonviolento e aperto al dialogo, sempre e comunque, come elementi determinanti per la civiltà della politica. Con questa consapevolezza ci siamo posti di fronte alla crisi in atto e ci poniamo di fronte alle sfide inedite in un paese come l’Italia fortemente segnato da anni di prassi in violazione delle prerogative istituzionali, da arretratezze sociali ed economiche e da una burocrazia statale schiacciata dal peso di mancate riforme. 

In particolare il Comitato denuncia che, ormai da anni:

–          il Parlamento continua a essere screditato attraverso la contingentazione dei tempi di intervento, l’abuso della decretazione d’urgenza e del voto di fiducia. Ritiene quindi che mai come ora sia centrale il mantenimento delle prerogative istituzionali e degli equilibri tra i poteri giacché una quarantena imposta alla nostra democrazia produrrebbe, presto o tardi, più morti e più danni del contagio e della crisi economica che stiamo affrontando;

–          in Italia non si celebrano più referendum popolari poiché, rimanendo in vigore leggi che disciplinano i diritti politici dei cittadini risalenti a più di 50 anni fa, tale strumento è attivabile solo dalle grandi organizzazione politico sindacali. Su questo tema il Comitato per i diritti umani dell’Onu ha di recente riconosciuto come la legge del 1970 che disciplina il referendum leda i diritti politici dei cittadini; in particolare le norme che riguardano la raccolta firme riconosciute come veri e propri ostacoli all’esercizio del diritto di iniziativa in favore delle grandi organizzazione politico sindacali;

–          la distanza tra i cittadini e la politica ha prodotto pericolose degenerazioni per la tenuta del tessuto democratico italiano. A ciò si aggiunga che la proposta di una nuova legge elettorale – che prevederebbe uno sbarramento del 5% per i partiti, riducendo così drasticamente la rappresentanza – rischia di aggravare ancor di più la situazione. Lo sbarramento alla rappresentanza parlamentare si trasformerebbe de facto in uno sbarramento alla possibilità per i partiti di accedere alla libera e principale, ad oggi, modalità di finanziamento dei cittadini attraverso i contributi volontari del 2×1000. L’effetto dell’innalzamento della soglia di sbarramento sarà quello di compromettere in questo modo la vita stessa di formazioni minori a danno del pluralismo politico quale declinazione civica del concorso dei cittadini alla polis;

–    la risposta repressiva ai mercati illegali costringe lo Stato che la intraprende a prevedere una voce di spesa costante e crescente. Il beneficiario unico dei proventi delle attività illecite è la criminalità organizzata, alla quale si può sottrarre, sequestrare, confiscare qualsivoglia tipo di “bene” grazie al lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, ma mai impedire un margine di guadagno. L’atteggiamento di resa del legislatore che non affronta l’emersione del “mercato nero” attraverso processi di regolamentazione, di legalità in risposta all’illegalità e quindi nella società e non solo nei tribunali, garantisce alle organizzazioni criminali la liquidità necessaria per intaccare la concorrenza in fette importanti dei mercati emersi.

–   il proibizionismo è un regime di dispendio energetico che sequestra l’attenzione dell’intero sistema della giustizia. Intasa i tribunali che già contano milioni di processi arretrati, sovraffolla le carceri con un solo articolo di legge, che è causa della reclusione del 30% dei detenuti, e distoglie dai “reati gravi” il tempo e il lavoro delle forze dell’ordine, colpisce le fasce più giovani compromettendone lo sviluppo professionale e aggravando la condizione di marginalità sociale delle fasce più fragili della popolazione. Per questo il Comitato individua nella politica antiproibizionista e di riduzione del danno sulle droghe una riforma sociale strutturale indispensabile per il paese;

–    essere irregolari significa non avere diritti e finire per ingrossare le fila del lavoro nero, dello sfruttamento, del caporalato, della piccola criminalità e, inevitabilmente, della marginalità sociale. Significa altresì  illegalità, evasione fiscale e concorrenza sleale per le imprese. A causare questa irregolarità dal 2002 è il sistema di ingressi introdotto dalla cd. “Bossi-Fini” che limita la possibilità di venire a lavorare nel nostro Paese a chi ha già un contratto in essere e nell’ambito delle quote di ingresso stabilite annualmente con i ‘decreti-flussi’, e cioè poche migliaia ogni anno. Di fatto, da alcuni anni, l’unico modo per entrare in Italia da paesi extraeuropei è attraversare le frontiere terrestri e marine ricorrendo ai trafficanti, per poi chiedere asilo e sperare di ricevere una protezione oppure vivere nel nostro Paese da invisibili, subendo ricatti e soprusi.

–   l’Italia è tra gli Stati membri quello con il numero di procedure di infrazione più elevato: oggi sono 86, di cui 20 su materie ambientali; diverse sono arrivate a doppia sentenza dinanzi alla Corte di giustizia europea costando in termini di multe più di 600 milioni di euro, quindi aggiungendo al grosso danno ambientale anche quello economico. L’Italia sconta ritardi decennali sulla depurazione delle acque, sulle bonifiche dei siti inquinati, sulla gestione dei rifiuti, sul dissesto idrogeologico, sulla messa a gara delle concessioni balneari e sulla qualità dell’aria; 

–  a fronte del ruolo dichiaratamente fondamentale del Piano Sanitario Nazionale e della Relazione sullo Stato Sanitario del Paese, la loro effettiva predisposizione è stata carente nel tempo e addirittura assente da moltissimi anni: nell’intero periodo 1994-2021 il PSN è stato regolarmente in vigore solo 9 anni su 29 (31% del tempo), la RSSP 15 anni su 29 (51% del tempo). Il PSN è scaduto da 13 anni (ultimo anno 2008), la RSSP è scaduta da 8 anni (ultimo anno 2013). In altre parole due fra i più importanti documenti di politica sanitaria del paese, il cui scopo è fornire obiettivi pluriennali e conoscenze per le regioni, per gli enti e le aziende sanitarie, per gli operatori, per ogni attore pubblico e privato dei vari settori (farmaceutico, ospedaliero, di produzione di strumentazione o servizi), con riflessi evidenti su tutti i cittadini e i fruitori di prestazioni sanitarie, sono nei fatti considerati una seccatura da cui tenersi lontano per non  disturbare le dinamiche della politica partitica e dell’amministrazione statale.

Visto che queste problematiche attanagliano il nostro Paese da decenni, il Comitato ritiene che il Movimento debba attivarsi affinché l’Italia possa davvero chiudere i conti con il passato:

  • sulla democrazia: attraverso il superamento del bicameralismo perfetto, una legge elettorale maggioritaria, l’allargamento della platea degli autenticatori, tempi certi del percorso delle leggi di iniziativa popolare e attraverso la previsione di nuovi criteri di rappresentatività per l’accesso al 2×1000 oltre a quello legato alla sola rappresentanza parlamentare;
  • sul contrasto alle mafie: attraverso le politiche antiproibizioniste in materia di droghe e di prostituzione;
  • sull’ambiente: bonificando i Siti di Interesse Nazionale (SIN), prevedendo impianti di depurazione laddove non esistenti ovvero non a norma, costruendo impianti per la gestione dei rifiuti, fermando il consumo di suolo e mettendo finalmente a gara le concessioni balneari, snellendo gli oneri amministrativi per la realizzazione di grandi impianti di produzione elettrica da energia rinnovabile;
  • sulla salute: attraverso la predisposizione puntuale del Piano Sanitario Nazionale e della Relazione sullo Stato Sanitario;
  • sulla giustizia: attraverso una riforma Radicale della Giustizia e della sua amministrazione, a partire dalla abolizione della riforma populista in materia di prescrizione. 

Rispetto all’attuale crisi di Governo si evidenzia il predominare di una situazione di confusione politica determinata dalla azione di Governo e dalle scelte di rottura di Matteo Renzi, lo stesso che ha votato a favore del Ministro Bonafede, della cancellazione della prescrizione e che non ha fatto cadere il governo sulla riduzione dei parlamentari o sulla mancata scelta di prendere i fondi del Mes. Peraltro le denunce tardive di Renzi sui rischi di ulteriore arretramento della democrazia e della ulteriore marginalizzazione del Parlamento sono le stesse che da mesi Radicali Italiani sta portando avanti quasi in solitudine. 

Ad oggi l’unica via è quella di una svolta che porti alla nascita di un Governo europeista, che riporti il rispetto dello stato di diritto al centro della propria azione e sappia dare garanzie sulla attuazione delle riforme necessarie e sull’utilizzo dei fondi della Next Generation EU. In questo contesto l’avvicinamento delle elezioni amministrative impone al movimento di proseguire il confronto al proprio interno e all’esterno, per verificare e determinare le condizioni per una partecipazione che sappia e possa incidere il più possibile sui temi della partecipazione, della gestione.

A questo scopo dà mandato agli organi dirigenti di proporre di aprire una interlocuzione (anche in forma di seminario) con +Europa con la quale in alcune città è attiva una positiva collaborazione, con l’obiettivo di aprire il dialogo con altre formazioni politiche con le quali sono aperti fronti di collaborazione su alcuni territori come Europa Verde e Azione. Tale interlocuzione può essere una spinta per iniziative comuni, non solo sulla tornata amministrativa, ma prioritariamente anche sulle campagne ambientaliste lanciate, sulle iniziative a sostegno dei diritti umani dei profughi in Bosnia e sulle azioni rivolte al corretto utilizzo dei fondi europei. 

Il Comitato ritiene che il tentativo di connotare l’intero fronte democratico ed europeista di tali istanze rappresenti il ruolo prioritario del Movimento in questa fase storica. Istanze che in Italia possono segnare in modo evidente la chiusura dei conti col passato e dunque la distanza tra riformatori e conservatori, suscitando adesione e mobilitazione: le libertà democratiche e laiche, civili ed economiche, le istanze europeiste ed ecologiste, antirazziste e femministe, il ruolo delle istituzioni a garanzia delle opportunità e dei diritti, potranno essere la base del “Next Generation Radicale”, cioè del patrimonio radicale che dobbiamo mettere in campo ed offrire ai cittadini, al presente e ai futuri governi. 

Il Comitato invita quindi il Segretario a convocare il Congresso, aprendo la fase pre-congressuale con l’elaborazione di un dossier che avvii la discussione degli iscritti su temi e obiettivi di azione e come punto di partenza per il lavoro di commissioni online, anche attraverso inviti a personalità del mondo politico e culturale.

Massimiliano Iervolino  

Giulia Crivellini

Igor Boni