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Coronavirus: Presidente Conte, la democrazia non può essere messa in quarantena



“Riteniamo che mai come ora, in un momento dove l’emergenza apre le porte a provvedimenti straordinari, sia necessario un mantenimento delle prerogative istituzionali e degli equilibri tra i poteri” scrive Radicali Italiani in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. È “inammissibile che il Parlamento non svolga appieno le proprie funzioni in questa fase delicatissima” prosegue il testo.

“Le chiediamo di considerare in ogni decisione che verrà presa la necessità di mantenere viva, vitale, vigorosa, la nostra democrazia, rispettando alla lettera la legge a partire dalla nostra Costituzione” si legge ancora. Il rischio, spiega Radicali Italiani, è quello di  “attuare provvedimenti straordinari in violazione dei basilari principi democratici”. Un esempio, è quanto sta accadendo nel Mediterraneo, dove “si temono morti e dispersi per l’impossibilità delle navi che prestano soccorso di approdare sulle coste europee e italiane”. Il pericolo, aggiunge RI, è anche “di non attuare le necessarie tutele rispetto alle categorie più deboli: detenuti, trattenuti nei Cpr, richiedenti asilo nei centri d’accoglienza, senza tetto, sex worker, donne vittime di violenza e vittime di tratta, lavoratori e lavoratrici nel settore domestico e servizi di cura, braccianti agricoli in nero che vivono nei tanti ghetti sul nostro territorio”.

In nessun caso possiamo mettere in quarantena la nostra democrazia, perché questo, presto o tardi, produrrebbe più morti e più danni del contagio e della crisi economica che dovremo affrontare” conclude Radicali Italiani.

Di seguito il testo integrale della lettera:

“Gentile Presidente Giuseppe Conte,

Le scriviamo questa lettera aperta perché da Radicali crediamo innanzitutto nella democrazia, nella libertà, nell’autodeterminazione e nella responsabilità, come elementi essenziali del vivere civile, dell’essere comunità.

In nessun caso, nemmeno in casi di emergenza estrema, riteniamo che possano essere abrogate le regole e le prassi democratiche. Mai riterremo migliore un regime dittatoriale, capace di imporre con la minaccia, la repressione e la paura le proprie scelte. È quindi con questa consapevolezza che vogliamo porre alla Sua attenzione la questione democratica in Italia che, peraltro, solleviamo da decenni.

Riteniamo che, mai come ora, in un momento dove l’emergenza apre le porte a provvedimenti straordinari, sia necessario un mantenimento delle prerogative istituzionali e degli equilibri tra i poteri.

Riteniamo anzitutto che sia di fondamentale importanza mettere al centro un’informazione capace di fornire elementi di conoscenza ai cittadini, affinché le decisioni politiche, quelle del Governo in primis, facciano seguito ad un dibattito pubblico e istituzionale aperto e basato su dati misurabili e informazioni accessibili.

Riteniamo che sia inammissibile che il Parlamento non svolga appieno le proprie funzioni in questa fase delicatissima. Lo dovrebbe fare in caso di guerra, lo deve fare a maggior ragione ora che in guerra non siamo. Chiediamo al personale medico uno sforzo straordinario e a molte attività essenziali di proseguire il proprio lavoro. E’ impensabile in un sistema democratico che le assemblee legislative rallentino il proprio lavoro, perché tra le attività essenziali, sono quella più essenziale di tutte. E’ possibile ottenere tutto questo? Certo, basti guardare alle decisioni del Parlamento europeo o di quello spagnolo.

Riteniamo infine che questa vicenda, che cambierà ciascuno di noi, le sue abitudini e le sue priorità, debba essere colta per comprendere finalmente che l’Europa non è un avversario o una controparte ma la nostra casa comune. Questa vicenda drammatica e le risposte molteplici e diverse tra gli Stati europei, che rischiano di acuire differenze invece di ridurle, segnala in modo esemplare come ci sia bisogno di un’Europa politica che possa affrontare sfide eccezionali, con la forza della propria unità e non in ordine sparso.

Infine, ben comprendendo la estrema difficoltà del ruolo che Lei ricopre, Le chiediamo di considerare in ogni decisione che verrà presa la necessità di mantenere viva, vitale, vigorosa, la nostra democrazia, rispettando alla lettera la legge a partire dalla nostra Costituzione. Spesso abbiamo denunciato con puntualità, altrettanto spesso inascoltati, le violazioni in atto in Italia.

Oggi il rischio di attuare provvedimenti straordinari in violazione dei basilari principi democratici è un rischio che, non da soli, riteniamo essere maggiore. Lo vediamo – purtroppo – in Ungheria, dove il Primo Ministro Viktor Orbán ha sfruttato la pandemia per sospendere tempo indeterminato la democrazia e i diritti dei propri cittadini; ma lo vediamo anche nel nostro Mediterraneo, dove, proprio in queste ore, si temono morti e dispersi per l’impossibilità delle navi che prestano soccorso di approdare sulle coste europee ed italiane.

Così come si rischia nel nostro paese di non attuare le necessarie tutele rispetto alle categorie più deboli: detenuti, trattenuti nei CPR, richiedenti asilo nei centri d’accoglienza, senza tetto, sex worker, donne vittime di violenza e vittime di tratta, lavoratori e lavoratrici nel settore domestico e servizi di cura, braccianti agricoli in nero che vivono nei tanti ghetti sul nostro territorio.

Su ciascuno di questi aspetti abbiamo proposte concrete, non da oggi, che se attuate potrebbero alleviare le tensioni che rischiano di esplodere. Inoltre, in queste settimane dove il Paese è fermo, chiuso in casa, si acuiscono le situazioni di fragilità “singole” di disagio sociale, superando di gran lunga i problemi già presenti in un frangente di normalità: incremento del disagio psichico, della depressione, atti di violenza casalinga di cui è difficile avere contezza con precisione sono eventualità concrete, reali, tangibili.

Caro Presidente, in nessun caso possiamo mettere in quarantena la nostra democrazia, perché questo, presto o tardi, produrrebbe più morti e più danni del contagio e della crisi economica che dovremo affrontare. A questo scopo Le offriamo un dialogo costruttivo che speriamo Lei possa cogliere come occasione di confronto e di collaborazione”.

17 aprile 2020