Breve nota sulla nascita del Governo Conte II

Di Marco De Andreis e Roberto Cicciomessere

Non si batte il sovranismo di Salvini con una manovra di palazzo, per di più con chi è stato suo complice.
Non si battono il sovranismo e le politiche, devastanti per il Paese, di Matteo Salvini con un governo frutto di una manovra di palazzo. Forze politiche responsabili non possono cambiare d’improvviso atteggiamento, trasformando avversari irriducibili in alleati nel volgere di qualche giorno.


Episodi di questo genere ricorrono a intervalli più o meno regolari da almeno un quarto di secolo, in nome di questa o quella emergenza. Il risultato è stato una perdita progressiva di credibilità dei partiti che ne sono stati protagonisti e, cosa ancor più grave, di tutta la nostra democrazia rappresentativa.


Il governo PD-Movimento 5 Stelle nasce con un programma velleitario, schiavo di vecchie ideologie e senza coperture finanziarie. E sulla base dell’insanabile contraddizione secondo cui per salvarci da Salvini dovremmo metterci con i suoi complici: il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, e il Movimento 5 Stelle. I quali hanno condiviso tutte le politiche di Salvini, dal blocco inumano e illegale delle navi che hanno salvato i naufraghi, al tentativo di smantellamento della legge Fornero.


Con un programma di governo che raccoglie e amplifica tutte le peggiori proposte frutto dell’incultura democratica e illiberale del Movimento 5 Stelle, il PD si prepara a riconsegnare il Paese alla Lega.


Non c’è nel programma una sola seria ed efficace misura capace di superare la stagnazione economica e stimolare la crescita dei redditi. Di nuovo si spalanca la strada alle scorciatoie populiste e sovraniste basate sul deficit pubblico.
Per noi la via maestra è una sola e deve saper coniugare una credibile riduzione del debito pubblico con misure che liberino le enormi potenzialità di crescita del Paese soffocate dalle liberalizzazioni mancate.


La risposta alle politiche della paura verso gli immigrati – che invece garantiscono un bel pezzo della nostra economia e del welfare – è la nostra seria proposta di legge di riforma della Bossi-Fini. Per regolare i flussi sulla base della effettiva domanda di lavoratori da parte del sistema produttivo e risolvere con le stesse misure di vera e severa integrazione attraverso il lavoro applicate con successo in Germania e Spagna, il dramma dei 600 mila clandestini che popolano le nostre città.