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COMITATO NAZIONALE STRAORDINARIO DI RADICALI ITALIANI: LA RELAZIONE DELLA TESORIERA ELISABETTA ZAMPARUTTI

Durante la prima giornata dei lavori del Comitato Nazionale Straordinario di Radicali Italiani, che si concluderanno nella serata di domenica.
Roma, 30 marzo 2007

Care Compagne, Cari Compagni,


splendida parola, questa di compagno, che nell’etimologia latina indica chi spartisce il pane con l’altro e che dunque mi sembra davvero la più appropriata per parlarvi del nostro “pane”, vale a dire del nostro partito.

Un pane che è fatto secondo una ricetta che è la nostra analisi politica che individua nell’assenza di legalità il nocciolo del “caso Italia” ma che usa anche e necessariamente degli ingredienti.

E allora partiamo da qui, dagli ingredienti e vi do subito la misura di cosa possiamo usare per l’impasto.

A tre mesi e mezzo dall’apertura della campagna iscrizioni, Radicali Italiani ha una disponibilità di 93 mila euro: una cifra che, considerate le spese fisse messe a bilancio, che sono prevalentemente quelle del personale – poco, 4 persone in tutto, per 6000 euro lordi complessivi al mese – e l’impegno a ripianare i debiti nei confronti del partito e di alcuni fornitori per un complessivo di 30 mila euro al mese, ci permette di arrivare a mala pena a giugno. Incide sulla liquidità anche la decisione di devolvere praticamente l’intero importo delle iscrizioni a pacchetto, che sono oggi 337 (pari al 33,6% del totale degli iscritti a RI), alle spese dell’area con una riduzione delle nostre entrate pari a 25.275 euro.

Questo mentre registriamo un complessivo miglioramento dell’andamento delle iscrizioni rispetto agli anni precedenti, tant’è che ad oggi Radicali Italiani conta 1.002 iscritti totali e 294 parziali per un totale di 1.296 iscritti, quando l’anno scorso, in particolare in questo periodo, vivevamo i grandi entusiasmi per quello che andavamo costruendo con e per la Rosa nel Pugno, e vi erano 1.185 iscritti totali e 50 parziali per un totale di 1.235 con una campagna iscrizioni iniziata peraltro due mesi prima.

E anche sul Partito Radicale vi sono 1.209 iscritti totali e 315 parziali per un totale di 1.524 iscritti, mentre l’anno scorso vi erano 1.441 iscritti totali e 41 parziali per un totale di 1.482.

Una situazione certo fragile, che mi dà il senso della precarietà se penso che gli iscritti possessori di carte di credito del nostro tesseramento hanno quasi tutti fatto o rinnovato l’iscrizione: per cui, anche se con Rita abbiamo predisposto per chi negli anni si è iscritto con modalità diverse dalla carta di credito nuove forme di versamento che spediremo direttamente a casa come i Mav o i Rid bancari, strumenti che consentono di effettuare con un unico atto versamenti bancari a rate, per uno stesso anno o anche per più anni, non ci sono da aspettarsi risultati stupefacenti, in considerazione del fatto che rispetto a Radicali Italiani le persone che, ad esempio, l’anno scorso si sono iscritte o hanno contribuito con modalità diverse dalla carta di credito sono poche centinaia e anche rispetto all’intera area sono in tutto 1.200 circa.

Così come avverto come fragile la situazione relativa alle associazioni radicali. Mentre riflettevo ieri sulle cose da dirvi, mi prendeva lo sconforto nel constatare che erano ancora solo 5 le associazioni costituite, per cui quando Michele Bortoluzzi mi ha chiamato per dirmi che ce l’aveva fatta e così anche Luca Perego che saluto calorosamente, beh, mi sono un po’ ripresa. E, poi, i compagni della Grande Napoli mi hanno preannunciato una sorpresa…

Dico questo perché è evidente che solo da iniziative che riescano ad arricchire di nuove persone, di nuovi contatti ciò che siamo stati e siamo può verificarsi un’inversione di rotta rispetto a quello che ad oggi sembra essere inesorabile.

Un lieve miglioramento quest’anno lo stiamo registrando rispetto all’apporto di Radicali Italiani all’acquisizione di nuovi iscritti rispetto all’intera area che è oggi vicino al 10% del totale degli iscritti, e che segna una risalita rispetto agli anni precedenti. Perché, se quest’anno sono 270 le persone iscritte a RI (parlo di quelle persone che hanno già completato l’iscrizione) che non lo erano nel 2006, quasi tutte (255) l’anno scorso non erano iscritte neppure a un soggetto dell’Area radicale, e 164 sono completamente nuove anche rispetto agli anni precedenti e 97 completamente nuove all’intera area radicale di tutti gli anni. Così come, in generale, tra iscrizioni e contributi, abbiamo registrato in questi primi mesi dell’anno radicale il risultato di 1.127 versamenti sull’intera area da parte di nuovi soggetti rispetto al 2006 per un totale di 171.452,20 euro.

La crescita del partito si misura anche dalla capacità che abbiamo di attrarre altre persone e nuove risorse e, quindi, di correre il rischio (il rischio liberale della competizione) di mutare noi stessi, le nostre certezze, i nostri ruoli, le nostre leadership, e di essere quindi magari travolti e superati dal “nuovo” che arriva. E’ il senso che io capisco del riferimento di Marco ai 200.000 iscritti, che sono anche la cifra della nostra adeguatezza alle sfide che abbiamo di fronte: l’alternativa al regime e le riforme sempre più necessarie nel nostro paese.

D’altro canto, noi abbiamo usato questi mesi per cercare di incamerare contatti e strumenti da utilizzare per la campagna “I radicali o li scegli o li sciogli”, che ha al centro intanto l’obiettivo di 5.000 iscritti al Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, campagna per il momento annunciata solo dai microfoni di Radio Radicale o dalle pagine del nostro giornale ma di certo non comunicata ai diretti interessati che sono i cittadini e le cittadine italiane, il che deve essere tenuto in debito conto rispetto all’attuale situazione.

Da questo punto di vista può essere utile un aggiornamento rispetto a quanto detto nel precedente Comitato.

E’ stato preparato l’appello sulle iscrizioni di personalità al Transnazionale su cui abbiamo raccolto le prime 38 iscrizioni: da Giorgio Albertazzi, Vasco Rossi, Franco Battiato, nostre colonne, possiamo dire: portanti, ma sforzandoci di trovare soprattutto nuove energie e nuove personalità come Giuliana De Sio, il regista del momento Ferzan Ozpetek, Alessandro Haber, Alda D’Eusanio, il comico Dario Vergassola, Ludina Barzini o Pierluigi Diaco, tra le quali includerei anche chi si è iscritto una sola volta magari nell’86 o nel ’93 e ha deciso di rifarlo quest’anno come Claudia Cardinale, Riky Tognazzi, Caterina Caselli o Maurizio Costanzo.

Oliviero Toscani ha realizzato uno spot che già alcune emittenti sono disponibili a mandare in onda come Canale Italia, Odeon, Nessuno Tv e Music Box, mentre varie radio sono disponibili a trasmettere uno spot radiofonico.

E’ stata inoltre avviata questa settimana da Nessuno tocchi Caino una campagna di iscrizioni on line attraverso la richiesta di pubblicazione di banner sul Partito Radicale e sulla campagna per la moratoria alla quale hanno già aderito 161 siti e di cui vedremo nei prossimi giorni i risultati.

Stiamo poi chiudendo il secondo giornale di Radicali Italiani che spediremo, oltre che al nostro indirizzario, anche a circa 50.000 imprenditrici italiane in considerazione sia degli ottimi risultati che sono arrivati in particolare dalle donne che fanno impresa dopo l’incontro che grazie a Michele Bortoluzzi abbiamo avuto con gli imprenditori veneti a Padova lo scorso febbraio, ma anche dell’importante iniziativa che Emma Bonino ha organizzato con le imprenditrici italiane e del sud del Mediterraneo a Milano in marzo, quando non solo ha voluto coinvolgere me e Rita, ma nel clou della serata ha anche preso il microfono e in varie lingue ha spiegato a tutte che se lei oggi è Ministro è perché dietro di lei c’è un Partito e ci ha presentate nel modo più gioioso ma allo stesso tempo importante a tutte le imprenditrici, italiane e non, ovviamente facilitandoci poi nei successivi incontri.

Un’interlocuzione, questa che abbiamo avviato con il mondo dell’impresa, che dobbiamo far crescere perché è importante che, intanto, parte di quel mondo comprenda che in gioco con “I radicali, o li scegli o li sciogli” non vi è la nostra esistenza ma la vita del diritto, dunque anche del fare impresa e del sentirsi liberi sul mercato del lavoro.

Io non credo nei miracoli ma nella capacità e soprattutto nella possibilità del fare.

E proprio per questo sono andata a rivedere con Antonella Casu i documenti delle precedenti campagne considerate miracolose dell’86 e del ’93, straordinarie al punto che si erano tenuti, in entrambi i casi, dei Congressi sull’obiettivo delle iscrizioni. In entrambi i casi, la campagna iscrizioni è stata posta come riflessione sulla vita del diritto e della democrazia nel nostro paese, tentando un’interlocuzione con le forze politiche e considerando il dato delle iscrizioni come l’unico atto di sostegno concreto che i cittadini possono compiere e come la cifra dell’esistenza di risorse e reazioni radicali nella società capaci di manifestarsi nonostante l’assenza di democrazia.

Nell’86 la campagna di informazione a pagamento aveva assorbito oltre il 50% dei proventi delle stesse iscrizioni (vale a dire circa un miliardo e mezzo). Nel ‘93 invece fu fatta praticamente senza alcuna spesa se si escludono i 27 milioni di lire spesi per campagne di informazione nel ’92, ma in un contesto in cui il sistema dei partiti italiano viveva la più grave crisi della storia in virtù della quale si aprirono spazi di comunicazione straordinari che consentirono al Partito Radicale di accedere all’informazione e alla comunicazione politica. Lo spot della tessera “E’ mia, è mia” con i vari testimonial andava in onda in prima serata sui TG e, nelle trasmissioni di massimo ascolto cosiddette di intrattenimento, non eravamo noi, come ospiti, a chiedere le iscrizioni, ma erano i conduttori stessi a farlo. In termini di mercato è inestimabile il valore di quella campagna “pubblicitaria”, peraltro a favore di un partito politico.

Laddove si dimostra che per poter comunicare ed informare, garantendo il conoscere per deliberare, occorre liberare i mezzi di comunicazione dal controllo partitocratrico e spartitorio. Ed è questa una storia anche dei nostri giorni.

Così come, il fatto che in entrambi i casi non si sia poi potuto consolidare e mantenere il risultato ottenuto mi fa dire che quei successi non sono stati il frutto di condizioni di democrazia ma della nostra capacità di utilizzare ogni margine di agibilità politica aprendoci dei varchi appena possibile. E mi chiedo se oggi questo sia ancora possibile e soprattutto come.

E’ ancora possibile di fronte agli strenui difensori del finanziamento pubblico dei partiti, da Sposetti che infiocchetta la polpetta avvelenata del finanziamento pubblico con la ciliegina dell’antiberlusconismo, a Macaluso che malgrado le apparenze gli fa eco dalle colonne del Riformista, far rivivere come facemmo nell’86 e nel 93 la prova di come il finanziamento privato, quando reso possibile perché di pubblico dominio in tutti i suoi aspetti dalla richiesta di denaro agli effettivi versamenti e modalità di raccolta, sia l’effettiva alternativa al finanziamento di Stato e parastato che di pubblico ha solo la provenienza ed era, ma direi è tutt’ora, solo una minima parte di quel denaro sia “pubblico” che “privato” di cui i partiti illegalmente potevano e posso disporre?

Ma ho lasciato per ultimo l’ingrediente, il più importante che secondo me abbiamo, che è il metodo della nonviolenza.

Non è un caso che ogni volta che ci incontriamo, per limitarmi solo ai mesi della mia tesoreria, siamo attraversati da un’iniziativa nonviolenta forte ma sempre più necessaria ed incalzante come quella di Marco in questi giorni dello sciopero, per ora, solo della fame perché sia portata a compimento la battaglia di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale con la presentazione della risoluzione per la moratoria ONU delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale in corso.

E in questa lotta nonviolenta di Marco, nostra, per la moratoria che sappiamo essere il preludio al grande Satyagraha mondiale per la pace, io vedo in realtà la lotta non tanto e non solo per l’obiettivo in sé della moratoria ma la lotta alle radici della violenza e delle manifestazioni della violenza di un regime perché è anche questo in fondo quello che rappresenta il costante abbandono a cui assistiamo della via pragmatica all’abolizione della pena di morte che è la battaglia per la moratoria, è la resa – neanche più di tanto velata – della ragionevolezza alla logica della violenza che pervade anche i cosiddetti stati democratici.

Voi sapete, spero, nonostante il silenzio pressoché assoluto dei mezzi di informazione italiani, della missione che con Maria Fida Moro, Marco Cappato, Maurizio Turco, Matteo Mecacci, Nicola dell’Arciprete e Mihai Romanciuc abbiamo condotto a Cuba dove abbiamo manifestato accanto alle Damas de Blanco, le mogli, le madri e le sorelle dei prigionieri politici cubani per chiedere insieme a loro, in modo nonviolento, la liberazione dei prigionieri politici cubani senza subire la benché minima ritorsione da parte del regime di Castro, dimostrazione di come la forza della nonviolenza possa disarmare anche il più agguerrito e violento degli avversari.

Ci siamo a lungo interrogati del perché del silenzio italiano sul successo di questa iniziativa e ci siamo dati varie spiegazioni. Ma se penso a come l’immagine del Che Guevara campeggiasse ovunque a l’Avana – dico: ovunque, sui muri, sui tabelloni che da noi sarebbero riempiti dalla pubblicità, sui libri esposti nelle varie edicole per strada – e se penso poi al richiamo che lo stesso mito del Che ha esercitato e continua a esercitare in Occidente, non solo nell’immaginario dei ragazzi che continuano a indossare le T-shirt con il suo volto, tutto mi sembra più comprensibile.

Perché è vero che il nostro occidente ha fatto una scelta a favore di questo tipo di opposizioni: antagonistiche, rivoluzioniste, antimperialistiche, in una parola violente, rispetto a quelle, per esempio, nonviolente dei monaci buddisti. Certo alcune eccezioni sono giunte su questo dagli Stati Uniti, visto che in fondo è stato da Hollywood che è partita una mobilitazione sul Tibet, come da Freedom House è giunto – ce lo ricordava tempo fa Matteo Mecacci – uno studio sulla forza che i movimenti nonviolenti hanno avuto nella storia recente rispetto al crollo di certi regimi, dall’Ucraina alla Georgia. Perchè è vero che l’Occidente continua a credere nella forza delle armi tradizionali, secondo una concezione vecchia e violenta dei rapporti internazionali basati sul concetto di sovranità nazionale, e anche delle guerre di liberazione basate sul principio all’autodeterminazione dei popoli. Non è un caso che oggi ci si ritrovi, rispetto all’Afghanistan, con proposte di indecente riconoscimento politico dei talebani.

Scusatemi questo viaggio fuori confine e dai confini di una relazione di tesoreria, ma mi serve per parlare di noi e anche della nostra campagna iscrizioni.

Perché se con “I radicali o li scegli o li sciogli” poniamo, non la questione della nostra esistenza, ma la questione della vita del diritto e della praticabilità democratica, è di questo contesto che dobbiamo tenere conto anche per valutarne l’agibilità.

E’ vero che la nostra “chiusura”, il nostro decidere di portare i libri in tribunale deve essere concepita e vissuta come tentativo di dialogo, intanto, con questo Governo come pure con altre forze politiche, ma se questo non dovesse funzionare, se questo non dovesse essere oggi più praticabile, allora, mi chiedo come quel lievito dell’azione nonviolenta, che ci ha consentito sempre di conquistare nuovi diritti umani e civili per i cittadini e le cittadine del nostro paese e del mondo, possa essere usato per innescare direttamente nella società una riflessione su cosa significhi oggi la nostra chiusura.

Di fronte a tutto questo, mi pare evidente che sarebbe velleitario tentare di raggiungere l’obiettivo delle iscrizioni solo attraverso tecniche di comunicazione “pubblicitaria” (non avremmo neppure le risorse finanziarie per fare una cosa all’altezza quantomeno delle nostre necessità), anche se vi ho già detto le cose sto tentando su questo piano con gli spot, la pubblicità gratuita sui siti, i testimonial etc etc.

Il tentativo che dobbiamo fare è quello di legare la campagna “I radicali, o lo scegli o lo sciogli” alla iniziativa politica, innanzitutto alla lotta nonviolenta che in questi mesi Marco Pannella sta conducendo, che è iniziativa, da un lato, di denuncia di un sistema chiuso e che ci sta portando alla chiusura, dall’altro, è lotta per conquistare obiettivi puntuali, dalla moratoria Onu al diritto degli otto senatori, alla libertà e alla dignità del vivere e del morire.

Una vittoria solo “nostra”, della vita del nostro soggetto politico come degli obiettivi che sono i nostri, non è possibile senza una vittoria del diritto e della nonviolenza, della civiltà e della legalità nel e per il nostro Paese.