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COMITATO NAZIONALE DI RADICALI ITALIANI: RELAZIONE SULLE ATTIVITÀ DI MARCO BELTRANDI

Comitato Nazionale si è tenuto a Roma, dal 19 al 21 gennaio 2007

di Marco Beltrandi

Fine del Duopolio e della televisione generalista?

Molte novità e processi sono in corso nel mondo delle comunicazioni. Anche senza far riferimento alle possibilità  che la tecnologia ci mette a disposizione con velocità  crescente – e alla sempre più annunciata ed in via di realizzazione ancorchè attraverso percorsi imprevedibili “tripla convergenza” (di tv. Internet, telefonia mobile) – limitandoci al settore televisivo qualcosa di serio si muove, e la nostra iniziativa ne deve tenerne conto. Si tratta di un processo fatto di due percorsi che avanzano parallelamente: da una parte la crescente rilevanza della tv satellitare a pagamento, dove è monopolista oggi SKY, che ha sempre più abbonamenti, dall’altra vi è un progressivo decadimento della tv generalista gratuita, mentre il digitale terrestre avanza lentamente in mancanza di contenuti innovativi proposti.. Proprio sul Corriere Economia di lunedì 15 gennaio si dava conto della pesante perdita di ascolti delle ammiraglie di Rai e Mediaset, RaiUno e Canale 5 nel 2006, ma più in generale della tv generalista nell’intero anno 2006 (-13% di ascolti), con una accentuazione tra i giovani.

Il tutto mentre Telecom e gli operatori telefonici concorrenti nell’offerta della banda larga investono nella televisione via internet, e persino nella tv sul telefonino ad alta qualità .

Ma è la qualità  sempre più bassa dell’offerta televisiva generalista e gratuita, clamorosa in queste ultime vacanze natalizie, la parcellizzazione del variegato mondo dell’emittenza locale, che, tranne rare eccezioni, vive ormai di lauti contributi a fondo perduto, e quindi può utilizzare il bene delle frequenze per programmare televendite, senza investire in qualità  televisiva (ripeto con rarissime eccezioni), a segnare ulteriori fattori di indebolimento dell’offerta gratuita e generalista, e a generare – nel contempo – interessi di conservazione del sistema.

Non bisogna poi farsi trarre in inganno da analisi superficiali. Sky avanza terreno, ma per vincoli posti dalla Comunità europea è l’unico operatore a non poter investire sulle altre piattaforme tecnologiche., mentre possono farlo gli altri operatori. Il mercato pubblicitario televisivo è saldamente in mano a Rai e soprattutto a Mediaset , con il terzo operatore distaccato come in nessun altro Paese del mondo, l’Auditel è in mano a Rai, Mediaset, La 7, e agli investitori pubblicitari (le agenzie) che hanno tutti il convergente interesse a conservare l’esistente in termini di ascolti il più a lungo possibile (e la riforma di Auditel contenuta nel DDL Gentioloni poco può e potrò  fare). Nel frattempo, grazie alla legge Gasparri, il vincitore della conquista pubblicitaria di questi anni Mediaset, ha investito nel digitale, e, con la Rai, ha perpetuato le condizioni del duopolio anche dopo che l’analogioco terrestre sarà spento.

Quello che è certo è che occorre incoraggiare e governare questo processo di trasformazione, cercando di fornire risposte ai problemi strutturali che sono nel nostro sistema, e che lo differenziano in modo significativo dagli altri nei paesi di democrazia consolidata, con una vera apertura dei mercati , neutralità tecnologica, separazione netta tra operatori di rete e fornitori di contenuti, e al tempo stesso di accelerare e rendere irreversibile il processo di possibile superamento del duopolio, concentrando la nostra azione particolarmente sul “caso Rai”, mostro nè carne, nè pesce, nè servizio pubblico, nè tv commerciale.

Ritengo che pere ciascuna di queste esigenze, nei scorsi mesi, con il mio coordinamento, ed in particolare con l’ausilio di Daniele Bertolini, ma poi di tanti altri (Staderini, Rossodivita, Vecellio, Chiarelli, Betto, per citare solo alcuni nomi), abbiamo intrapreso alcuni percorsi che possono segnare mutamenti non reversibili dello status quo.

Il tutto senza dimenticare la necessità della continua ricerca di comunicazione al più vasto pubblico che è tratto essenziale della storia radicale, proprio mentre gli ascolti dei grandi contenitori politici si parcellizzano.

Proprio perchè la partita in gioco è sempre più difficile, è necessario porre le condizioni per un ulteriore salto di qualità delle iniziative in questo settore. Le iniziative devono diventare iniziative di partito, di area radicale, e non solo di alcuni esponenti. In questo credo molto ci potrà aiutare il nuovo responsabile dell’informazione di Radicali Italiani, Walter Vecellio, che dovrà aiutarci a far sì che la conoscenza specialistica di questo ambito di attività diventi definitivamente patrimonio dell’area.

Ma ora passiamo all’analisi di aspetti più specifici.

Aperto il caso Rai?

COMMISSIONE VIGILANZA RAI – principali attività e prospettive

Con riferimento al lavoro svolto in Commissione di Vigilanza Rai occorre ricordare un primo importante successo ottenuto. In violazione di una propria risoluzione del 18 dicembre 2002, la Commissione non dispone dei dati del monitoraggio relativo alle testate giornalistiche locali (salvo che nei periodi elettorali), né di quello relativo a Radio Rai, né dei dati qualitativi (quelli relativi ai temi e al modo con cui vengono trattati) e delle rilevazioni dei soggetti sociali. Si tratta di un aspetto di fondamentale importanza ai fini di un corretto esercizio delle proprie funzioni da parte della Commissione, non essendo questa in condizioni di operare in mancanza di adeguata base informativa. Per questo ho presentato e ottenuto l’approvazione all’unanimità di una risoluzione con la quale la Commissione impegna la concessionaria del servizio pubblico a fornire tempestivamentequesti dati fondamentali ed in particolare a fornire con cadenza quindicinale alla Commissione i dati sul rispetto del pluralismo sociale e politico da parte delle emittenti radiofoniche e televisive nazionali e locali, e i dati relativi ai temi trattati e alle modalità di svolgimento. Il tutto superando un accordo tra componenti dell’Unione e alcuni vertici Rai con il quale si è cercato di non fare passare nulla, proprio per il timore della conoscenza di questi dati inediti.

Questo ha consentito anche di rimettere in corsa il Centro di Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva, la cui vicenda va ricordata. Il Centro di Ascolto ha perso la gara per il monitoraggio AGCOM in quanto aveva osservato e denunciato invano alla magistratura che con la cifra richiesta nel bando di gara era impossibile assicurare il servizio che in esclusiva aveva svolto dal 1998. Ora il Centro di Ascolto rischia la chiusura, proprio mentre le sue ragioni vengono confermate dai fatti: basta osservare con quale regolarità vengono pubblicati ed aggiornati i dati del monitoraggio sul sito www.agcom.it. Attualmente il Centro di Ascolto è in grado di fornire dati di monitoraggio che nessun altro soggetto ha a disposizione.

CONTRATTO DI SERVIZIO RAI 2007 -2009

Com’è noto il l 6 dicembre 2006 la Rai e il Ministero delle Comunicazioni hanno sottoscritto un nuovo contratto di servizio (con quasi un anno di ritardo rispetto alla scadenza del precedente) che regolamenterà, per i prossimi tre anni, la sua attività di servizio pubblico. Dopo una attività di pubblica consultazione, in un primo momento un bozza del testo del nuovo contratto era stata resa disponibile fra gli addetti ai lavori: molti riferivano di averlo trovato sul sito ufficiale del Governo, ma Gentiloni ha smentito soltanto due giorni fa.. Si trattava di un testo contenente alcune importanti novità, anche se non in misura sufficiente a giustificare un salto di qualità necessario al servizio pubblico. Incredibilmente dopo essere stato reso pubblico questo primo testo (da un certo momento non più reperibile) alla Commissione di Vigilanza Rai è stata presentata una nuova bozza contenente elementi fortemente peggiorativi sia rispetto alle garanzie sulla qualità del servizio, sia sul fronte delle innovazioni in esso previste, persino con riferimento alle trasmissioni accessibili ai disabili. L’analisi dei due testi evidenzia le interferenze che hanno ridimensionato gli impegni relativi al servizio universale, al sociale, ai minori, all’handicap. Anche questa nuova versione, probabile frutto della pressione di lobby e di interessi Rai, è rimasta per alcune settimane “clandestina”; le modifiche peggiorative non sono state rese pubbliche ed i cittadini hanno visto impedito il proprio diritto alla conoscenza delle regole con cui il concessionario del servizio pubblico si impegna all’assolvimento dei propri compiti, mentre uscivano – non smentiti – editoriali e commenti sul presunto “contratto di servizio”. In questo contesto si colloca la mia iniziativa , in accordo con Rita Bernardini; il 9 gennaio 2007 con un comunicato rendo pubblico, sul sito www. Radicali.it, per la prima volta il testo integrale della vera bozza del nuovo contratto di servizio, consentendo a tutti i soggetti interessati –dai cittadini che pagano il canone sino alle molte realtà associative a vario titolo coinvolte – la conoscenza completa di questo documento su cui si fonda il Servizio Pubblico radiotelevisivo, anche al fine di far pervenire alla Commissione le eventuali osservazioni in merito, prima dell’avvio della procedura che porterà la Vigilanza ad esprimere il parere obbligatorio.

Questo ha lentamente consentito agli addetti ai lavori di rendersi conto che i due testi non coincidevano, e la conoscenza del vero testo ha consentito a diversi attori (come l’ENS) di esprimere le proprie perplessità ed osservazioni critiche che hanno già arricchito il confronto.

Proprio in questi ultimi giorni sono stato nominato dal Presidente della Commissione di Vigilanza relatore sul parere in merito al nuovo Contratto di Servizio. Si apre così un’importante spazio di iniziativa politica, anche al fine di sollevare una serie di questioni attinenti alla libertà di informazione che da sempre sono al centro della storia e delle battaglie radicali. L’obiettivo è dichiarato: migliorare in modo significativo questo testo.

Ho anche fatto propria una iniziativa intrapresa dal Segretariato Sociale Rai, sottoscritta dai vertici del terzo settore e dell’associazionismo di ogni colore politico, oltre che dal rappresentante Onu in Italia De Mistura, per dare forza alla comunicazione sociale Rai, con la creazione a Torino di una nuova Direzione Rai al posto dell’attuale Segretariato, e ho ottenuto l’audizione sul contratto di servizio di queste personalità sul Contratto di Servizio.

ATTIVITA’ PARLAMENTARE

Anche sul versante parlamentare si apre una fase densa di opportunità. Ricordiamo, anzitutto, che a metà ottobre 2006 abbiamo presentato alla Camera un progetto di legge contenente una riforma di sistema del sistema radiotelesivo e delle comunicazioni. Si tratta, per quanto ci risulta, del primo progetto di riforma di sistema che in questa materia viene presentato al Parlamento, successivamente all’approvazione della legge Gasparri (l.112/2004). La riforma poggia su due fondamentali pilastri, contenuti in due distinte proposte di legge. Primo: la rimozione degli ostacoli ad un assetto pienamente concorrenziale del mercato delle comunicazioni elettroniche, volto a consentire di cogliere nel processo di convergenza e nel passaggio alla tecnologia digitale l’occasione per il superamento dell’attuale assetto oligopolistico. Secondo: la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo basata sull’adozione del modello “radio radicale”, cioè sul superamento dell’esclusiva alla Rai e sull’affidamento del servizio mediante procedure di evidenza pubblica.

Sul primo aspetto comincerà a partire dal mese di febbraio 2007, presso la Commissione Trasporti e Telecomunicazioni, una serie di audizioni degli operatori privati nel mercato delle comunicazioni proprio al fine di verificare se l’attuale assetto normativo del mercato delle comunicazioni elettroniche risulti coerente rispetto all’evoluzione tecnologica in corso, alle migliori pratiche registrate a livello europeo, e all’auspicato e spesso annunciato processo di tripla convergenza nel digitale. Al termine di questa importante indagine conoscitiva comincerà l’esame in sede referente nella medesima Commissione del disegno di legge Gentiloni che verrà preso in esame congiuntamente alla nostra proposta. Questa sarà l’occasione per condizionare con contenuti radicali e liberisti la politica del governo in materia radiotelevisiva, utilizzando anche la rete di contatti e di rapporti che questa legge ci ha consentito di sviluppare.

Per quanto riguarda il tema del servizio pubblico, il 10 gennaio 2007 il Ministro Gentiloni ha reso note le linee guida per la riforma della Rai. Si tratta di un disegno blandamente riformista, che mantiene inalterata la posizione di monopolista della Rai, limitandosi a trasferire l’azionariato ad una fondazione di nomina partitocratrica, e che prevede una riorganizzazione societaria basata sulla creazione di tre distinte società: una che gestisca le reti, due che forniscano i contenuti, di cui una finanziata dal canone e una finanziata solo dalla pubblicità. La nostra impostazione, come visto, differisce radicalmente da quella governativa. La garanzia di qualità del servizio pubblico sta nella trasparenza e imparzialità delle modalità di affidamento, più che nel monopolio pubblico. A questo fondamentale principio si atterrà la nostra iniziativa parlamentare.

L’insieme delle norme proposte, sia quelle relative al mercato delle comunicazioni, sia quelle relative alla Rai, ha già trovato una forte e positiva accoglienza sul fronte dell’associazionismo delle emittenti private, televisive e radiofoniche e sono in corso contatti con alcuni dei più importanti esperti del settore, e docenti universitari. Del resto queste scelte di natura legislativa sono le sole in grado di rilanciare davvero l’emittenza privata locale di qualità, di sottrarle al loro destino inevitabile di contenitori di televendite, per riconoscerle come reale “terzo polo” radiotelevisivo italiano. Il riconoscimento da parte del mondo delle emittenti private al nostro progetto di legge si accompagna alle critiche che sono state espresse dagli stessi soggetti imprenditoriali ed associativi al progetto di legge Gentiloni., che pure in tante parti pare muoversi nella medesima direzione del nostro ma con eccessiva timidezza.

Su questi temi, a partire dalle nostre proposte di legge, è in progetto un grande appuntamento pubblico, da realizzare con il fondamentale apporto di Walter Vecellio, proprio al fine di coinvolgere nell’iniziativa una vasta platea di operatori privati interessati alle prospettive delineate nelle nostre ipotesi di riforma. In particolare, le emittenze locali possono considerarsi i fisiologici alleati sul terreno delle riforma del servizio pubblico, poiché l’affidamento del servizio pubblico regionale mediante pubbliche gare rappresenta una grande opportunità di crescita. Del pari, sul terreno delle comunicazioni elettroniche, gli operatori privati operanti sui mercati delle piattaforme tecnologiche alternative possono costituire gli interlocutori privilegiati per un riforma volta ad aprire il più possibile alla concorrenza il processo di convergenza tecnologica.

L’attività nella Commissione Trasporti e Telecomunicazioni ha conosciuto un importante momento nell’esame in sede consultiva del disegno di legge Meandri in materia di diritti televisivi sugli eventi calcistici., di cui sono stato relatore in Commissione.L’inizio dell’iter legislativo è stato caratterizzato da due circostanze sintomatiche del connotato partitocratrico della politica italiana. Anzitutto ha suscitato forti critiche la decisione del Presidente della Camera di assegnare tale iniziativa legislativa alla Commissione Cultura, negando l’esame congiunto della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni in una materia come quella della disciplina dei diritti televisivi riguardanti gli eventi sportivi (salvo poi ammettere l’errore compiuto). Fa riflettere a riguardo la circostanza che il Presidente della Commissione Cultura sia l’On. Folena appartenente allo stesso partito del Presidente Bertinotti. Inoltre, una volta giunto all’esame dell’Aula il disegno di legge è misteriosamente scomparso dall’ordine dei lavori, per ricomparire a gennaio inoltrato

ALTRE MATERIE: SCUOLA, SIAE, BILANCIO DELLO STATO

Su altri versanti abbiamo cercato di mettere a disposizione gli strumenti dell’iniziativa parlamentare ad altre iniziative presenti nell’ambito dell’area radicale. Grazie al lavoro di Andrea Ragazzini e Lorenzo Streak Leavers abbiamo presentato un ordine del giorno in materia scolastica collegato alla legge di riordino dell’esame di maturità, accolto come raccomandazione, volto a sollecitare l’impegno del governo a modificare la normativa attuale al fine di garantire che si riconosca un credito formativo a esperienze veramente qualificate e coerenti con l’indirizzo di studi. Ciò al fine di evitare che vengano equiparate discutibili e poco attendibili “esperienze formative” extrascolastiche al serio e verificabile impegno nell’attività scolastica. E’ in corso un dibattito interno vivace sulle tematiche della scuola e pensiamo sia importante dedicare energie e attenzione ad un tema così delicato sul quale, analogamente alle tematiche radiotelevisive, è chiara l’incapacità riformatrice delle forze di governo.

E’ stato poi presentato un altro ordine del giorno alla legge finanziaria, accolto dal Governo, relativamente all’esenzione dall’ICI di immobili, anche ecclesiastici, dediti ad attività commerciali.

Un altro importante fronte d’iniziativa riguarda una tematica cui è dedicato il più analitico e ampio punto tra quelli elencati a Fiuggi come base programmatica della Rosa Nel Pugno. Il punto è quello relativo all’e-democracy. Stiamo lavorando ad una proposta di legge che abolisca l’esclusiva alla Siae nella gestione ed intermediazione nei diritti d’autore. Si tratta di un altro anacronistico monopolio parastatale, che spesso non trova giustificazione nell’esigenza di garantire l’effettività del diritto d’autore traducendosi in un vero e proprio ostacolo alla libera diffusione dei contenuti. L’obiettivo della proposta che stiamo elaborando è quello di consentire la creazione di un vero e proprio mercato dell’attività di gestione e intermediazione dei diritti d’autore.

Infine, riteniamo davvero fondamentale per dare corpo al senso più profondo della politica e della storia radicale l’elaborazione di un’analisi e di una seria proposta di riforma di alcuni meccanismi di funzionamento della politica alla base della degenerazione partitocratrica e clientelare nella gestione della spesa pubblica. Occorre una seria e rigorosa riforma degli strumenti della politica di bilancio del nostro paese. La prima grande riforma avvenuta nel 1978 è stata succeduta da altri tre interventi legislativi sino al decreto taglia-spese voluto dall’ex-ministro Tremonti. Nonostante ciò il meccanismo con cui si realizza annualmente la manovra di bilancio continua ad essere poco democratico, poco rispettoso delle prerogative parlamentari, senza neppure consentire il raggiungimento degli stessi obiettivi solennemente enunciati nel documento di programmazione economico-finanziario.