COMITATO DEL 25-27 GIUGNO 2004: LA MOZIONE APPROVATA

La mozione generale (proposta dalla Direzione) è stata approvata con 23 voti favorevoli, 2 contrari e 10 astenuti

Il Comitato Nazionale di “Radicali italiani”, riunito a Roma dal 25 al 27 giugno 2004,

*ringrazia gli oltre 700mila cittadini e cittadine italiani che, il 13 giugno scorso, hanno deciso di assicurare il proprio voto alle Liste Bonino, garantendo così che all’estromissione dal Parlamento italiano non si aggiungesse anche la cancellazione di una pur ridotta presenza radicale al Parlamento europeo.
La scelta di questi 700mila elettori ed elettrici è tanto più significativa perchè è giunta al termine di un’altra campagna profondamente segnata dal mancato rispetto delle stesse regole elettorali approvate dal Parlamento, e teoricamente affidate ad organi di garanzia (in particolare, la Commissione di vigilanza e l’Authority sulle comunicazioni) che si sono invece resi complici attivi della loro lesione.
Ancora una volta (come attesta il dossier predisposto da Marco Beltrandi, che sarà  trasmesso ai 732 eurodeputati neoeletti e alle competenti autorità  italiane ed internazionali), non è stato e non è in causa tanto e solo l’interesse dell’uno o dell’altro soggetto politico, ma -in primo luogo- il diritto della totalità  degli elettori a conoscere e giudicare, per farle proprie o per respingerle, tutte le proposte e le opzioni politiche in campo.
Dinanzi a tutto questo, ad una vita civile ed istituzionale italiana in cui ogni regola, a cominciare dalle supreme, è ridotta a mera indicazione di carattere ordinatorio, il Comitato impegna gli organi dirigenti a proseguire l’attività  incardinata in questi mesi per la denuncia politica e giudiziaria, nazionale e transnazionale, in ogni sede, del “caso Italia”, di una “regola” -sostanzialmente priva di eccezioni- per cui le massime istituzioni del Paese vivono ed operano sempre più al di fuori del perimetro della legalità .
Da qui, da questa scelta o dal suo opposto, passa la conquista di una lotta politica effettivamente praticabile, o invece l’accettazione -per i radicali, per ogni altro soggetto politico, e per la totalità degli elettori- di una vita democratica monca e di competizioni elettorali irrimediabilmente alterate.

*Il Comitato, nell’approvare le relazioni del Segretario e della Tesoriera, sottolinea e fa propria -in particolare- la gravità  della relazione di tesoreria, che illumina una situazione economico-finanziaria e politica tale da mettere in causa non solo la possibilità  di operare, ma la stessa possibilità  di vita di “Radicali italiani”.
Per la prossima riunione, e in vista del III Congresso di novembre, il Comitato impegna gli organi dirigenti:
-a promuovere, con gli altri soggetti dell’area radicale, a partire dal Partito Radicale Transnazionale, una fase di lavoro comune che conduca ad una decisione che secondi il passaggio ad un’effettiva operatività  del “Senato”, e a dare comunque una risposta alle esigenze di vita coordinata e unitaria dell’area radicale (promuovendo, in questo contesto, e quindi sempre sinergicamente con gli altri soggetti radicali, un’attività di realizzazione di scenari e riforme politici, organizzativi ed economico-finanziari per l’intera “cosa” radicale);
-e intanto a rafforzare, in queste settimane e mesi precedenti la prossima riunione del Comitato e il Congresso, l’attività  di raccolta di iscrizioni e contributi a “Radicali italiani” e agli altri soggetti radicali, fissando scadenze e obiettivi anche da suggerire alle varie associazioni radicali operanti in Italia.

*Poichè tali attività o avvengono nel vivo di un tentativo politico, o rischiano di non avere alcun senso, il Comitato individua tre urgenze per l’immediato.

La prima è quella legata al referendum, promosso insieme all’”Associazione Luca Coscioni”, per abrogare la legge sulla fecondazione assistita.
Il Comitato impegna gli organi dirigenti ad avviare un percorso di lavoro comune con l’”Associazione Coscioni” per tentare di impedire che l’obiettivo della raccolta entro fine settembre delle 500mila firme autenticate e certificate sia presto reso impraticabile.
Occorre, in particolare, svolgere un tentativo serrato di conquista di spazi di comunicazione politica nelle prossime settimane, rompendo almeno in parte il totale silenzio finora imposto su questo tema, e consentendo agli italiani quanto meno di conoscere l’esistenza dell’iniziativa referendaria.
Inoltre, è necessario, in tempi serrati, conquistare un confronto aperto (o un chiaro scontro) con le forze politiche, le personalità , le organizzazioni, i centri di ricerca, le coppie sterili e le rispettive associazioni, i ricercatori, i malati e i loro familiari, e con tutti quelli che nei mesi scorsi hanno dichiarato il loro favore -in termini di principio- all’iniziativa referendaria: o tali dichiarazioni di intenti si risolveranno in un concreto contributo all’impresa comune (sul singolo quesito abrogativo, e anche -se altri lo vorranno- aggiungendo le richieste di abrogazione parziale della legge), oppure si dovrà  constatare che alle parole pronunciate avranno fatto seguito comportamenti opposti, volti e atti a negare le speranze di decine di migliaia di coppie sterili, di milioni di malati, oltre che della grande maggioranza degli elettori italiani.
A tutti costoro si proporrà di promuovere insieme dei “Referendum days” che costituiscano un’occasione di consistente rilancio della raccolta delle firme e della campagna politica in corso.

La seconda è il necessario, straordinario supporto al Partito Radicale Transnazionale, oggi sotto attacco e a rischio di espulsione dalle Nazioni Unite per avere consentito diritto di parola ai rappresentanti del popolo Montagnard.
Così, sotto guida vietnamita, un’alleanza di regimi comunisti e fondamentalisti, uniti dalla negazione violenta delle libertà fondamentali, vorrebbe conquistare contro il PRT la rivincita della sconfitta che due anni una coalizione di democrazie inflisse alla Russia di Putin, autrice di accuse altrettanto infondate ed infamanti nei confronti dei radicali.
Occorre quindi, a partire dal Governo e dal Parlamento italiano, garantire che ogni sforzo sia compiuto in vista del decisivo voto di fine luglio presso l’Ecosoc dell’Onu.

La terza è l’immediato rilancio di un tentativo di dialogo, volto a conquistare -su obiettivi certi- segmenti di intesa e collaborazione con i protagonisti della vita politica nazionale.
Occorre innanzitutto che sia superata la trentennale “conventio ad excludendum” che, anche a spese della legalità , ha di fatto impedito al Paese di potersi avvalere dell’apporto -anche di Governo- delle risorse e delle personalità  del movimento radicale e referendario dei diritti civili e umani, che a tale discriminazione non intende rassegnarsi.
In primo luogo, ciò riguarda il Governo del Paese, e la sua maggioranza parlamentare: dalla politica internazionale a quella economica, dalle mancate riforme istituzionali a quelle della giustizia, passando per il doloroso capitolo delle libertà  civili, il segno laico e liberale proclamato nel 1994 appare oggi non solo abbandonato, ma rovesciato. Occorre una drastica inversione di rotta da parte della Casa delle libertà , e l’interruzione di un sistematico rifiuto di interlocuzione con il movimento radicale, che -per limitarci agli ultimi 18 mesi- ha colpito la campagna “Iraq libero”, tutte le altre iniziative concrete proposte nel corso del semestre di Presidenza italiana dell’UE (Community of democracies, moratoria universale della pena di morte, ingresso di Israele e Turchia nell’Unione Europea), e il complesso dell’agenda riformatrice nazionale. E’ necessario (e possibile ancora per molto poco) che Silvio Berlusconi e i suoi alleati si rendano disponibili ad una “soluzione di continuità ”, che, per forma e contenuti, segni l’inizio di una fase nuova, la conquista di una rinnovata volontà  di dialogo e intesa con i radicali, e l’apertura di uno scontro politico vivo nel Paese, che superi l’attuale fase di risse, polemiche e battibecchi tra i due Poli e al loro interno.
E altrettanto vale per le forze dell’attuale opposizione: a partire dall’opportunità  referendaria, così come su ogni altro tema dell’agenda politica nazionale e internazionale, l’interruzione di un ostracismo pressochè assoluto nei confronti dei radicali sarà  anche il segno della capacità  dei ceti dirigenti dell’Ulivo di sottrarsi a ciò che oggi appare per loro inevitabile, e cioè¨ il rimanere schiacciati nella tenaglia costituita dall’estremismo delle componenti massimaliste della coalizione e il riaggregarsi di un grumo di poteri forti, di oligarchie sindacali, della parte più assistita e meno dinamica dell’imprenditoria italiana, che impedisce all’Ulivo di riavvicinarsi alle speranze di riforma che attraversano porzioni del suo elettorato, e che invece lo inchiodano alle spinte più conservatrici e regressive esistenti nella società  italiana.

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